Università chiuse fino al 15 giugno e a settembre si riprende online

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-09

L’università resta chiusa alle lezioni fino al 15 giugno e riprenderà a fine settembre con la possibilità di proseguire con le lezioni online. Per gli atenei di dimensioni minori si valuta un graduale rientro in aula tra fine settembre e gennaio 2021

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Le scuole e le università resteranno chiuse fino al 15 giugno. Si riprenderà a settembre, forse già dal primo per recuperare il tempo perduto (se le Regioni troveranno l’accordo con il ministero dopo la lite tra Lucia Azzolina e gli assessori dell’altroieri, ma non con la normalità di gennaio. Spiega oggi Repubblica:

Il comitato tecnico scientifico del ministero della Salute ha detto al governo che non ci sono le condizioni per riaprire le scuole entro il 18 maggio. Riportare in aula e nelle segreterie oltre dieci milioni tra studenti, docenti e ammnistrativi è un rischio che non si può correre. Il Decreto scuola, firmato ieri da Mattarella, nasce così monco: la Maturità sarà affidata al solo orale. Prende forza l’ipotesi di un orale online. Si guarda a settembre, il 1° settembre, per l’anno scolastico 2020-2021. Ci sarà la chiamata degli studenti con insufficienze per i recuperi.

Poi, probabilmente dalla terza settimana, con una data che il ministero vorrebbe unica sul territorio, l’avvio dell’anno. Potrebbe essere affidato, anche questo avvio, alla didattica a distanza. L’università invece resta chiusa alle lezioni fino al 15 giugno e riprenderà a fine settembre con la possibilità di proseguire con le lezioni online. Per gli atenei di dimensioni minori si valuta un graduale rientro in aula tra fine settembre e gennaio 2021. Per le università di grandi dimensioni, invece, la prima parte della stagione, almeno per le facoltà più affollate, sarà ancora affidata alle spiegazioni da remoto.

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“In un cospicuo numero” di istituti penitenziari “le modalità di istruzione a distanza con cui si è cercato di sopperire all’assenza della didattica diretta non hanno trovato applicazione. Inoltre, non sono stati utilizzati a tal fine neppure gli strumenti aggiuntivi che sono stati messi a disposizione per la realizzazione dei colloqui con le famiglie, con gli avvocati e, a quanto risulta, anche con alcuni Garanti”,  lamenta intanto Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà in una lettera indirizzata ai ministri della Istruzione, dell’Università e della Giustizia, in cui ricorda che l’accesso allo studio è un diritto anche dei detenuti. Nella lettera il Garante esprime “la certezza della comune condivisione della assoluta rilevanza che i percorsi di istruzione hanno nel contesto del processo di rieducazione e reinserimento sociale” e si dichiara “disponibile a contribuire a valutare insieme le forme attraverso cui il diritto allo studio sia effettivo anche per quella parte della popolazione che vive in una condizione di privazione della libertà personale”.

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