Opinioni
Un nuovo reato nell'inchiesta sulla frode dell'olio d'oliva
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-11-12
C’è anche il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci tra i reati ipotizzati dalla procura di Torino nell’inchiesta sull’olio extravergine. Sulla base di questa nuova ipotesi, che si aggiunge alla frode in commercio, la procura ha disposto il trasferimento dell’inchiesta a Firenze, Genova, Spoleto e Velletri. La maggior gravità del reato ipotizzato, […]
C’è anche il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci tra i reati ipotizzati dalla procura di Torino nell’inchiesta sull’olio extravergine. Sulla base di questa nuova ipotesi, che si aggiunge alla frode in commercio, la procura ha disposto il trasferimento dell’inchiesta a Firenze, Genova, Spoleto e Velletri. La maggior gravità del reato ipotizzato, spiega in una nota il procuratore Capo di Torino Armando Spataro, “determina la competenza delle Procure della Repubblica” dei luoghi di produzione degli oli oggetto delle indagini. La decisione è stata presa dal sostituto procuratore Raffaele Guariniello, “in piena intesa” con il procuratore Spataro, nell’ambito dell’inchiesta sulla messa in commercio di sette distinti prodotti oleari per qualità che, secondo l’ipotesi accusatoria, appaiono non corrispondenti alle caratteristiche (“olio extravergine”) figuranti sulle etichette.
L’articolo 517 del codice civile, per questo reato, prevede pene fino a due anni di carcere. Intanto la Deoleo, gruppo spagnolo che gestisce i marchi Bertolli, Carapelli e Sasso, dice che il suo olio “rispetta e rispetteranno i più elevati standard qualitativi e le norme più restrittive in vigore. Le analisi effettuate sia dalla rivista Test che dai Nas su incarico della Procura di Torino si basano esclusivamente su una prova di assaggio”. Un metodo ritenuto “soggettivo, non ripetibile e non riproducibile”. Deoleo chiederà una controprova.