Un milione di danno erariale per Expo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-13

Più di un milione di euro è la stima che la Procura regionale della Corte dei conti della Lombardia ha indicato come il danno erariale alla società pubblica Expo. Così è stato notificato nel primo atto di citazione per un danno erariale, nell’ambito del procedimento di responsabilità amministrativa, istruito per le procedure di gara indette …

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Più di un milione di euro è la stima che la Procura regionale della Corte dei conti della Lombardia ha indicato come il danno erariale alla società pubblica Expo. Così è stato notificato nel primo atto di citazione per un danno erariale, nell’ambito del procedimento di responsabilità amministrativa, istruito per le procedure di gara indette dalla società pubblica Expo 2015, già oggetto di procedimenti penali nei confronti di funzionari pubblici. Si tratta in particolare della procedura di gara per l’affidamento ‘dell’appalto integrato concernente la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di realizzazione delle Architetture di Servizio, afferenti al sito per l’Esposizione Universale anno 2015″ aggiudicato al raggruppamento temporaneo di Imprese Impresa di Costruzione Maltauro.
expo milano
L’attività investigativa diretta ed effettuata dalla Procura della Repubblica di Milano ha consentito l’avvio dei paralleli procedimenti di responsabilità erariale con l’ausilio del Nucleo di Polizia Tributaria Milano della Guardia di Finanza, istruiti dalla Procura Regionale Contabile, anche con l’utilizzazione del protocollo d’intesa stipulato con la Procura penale. Nel caso specifico sono stati contestati, il danno non patrimoniale all’immagine della societa’ EXPO 2015, nonche’ il danno patrimoniale da tangente, entrambi addebitati nei confronti di soggetto che all’epoca delle procedure di gara, oggetto di turbativa, rivestiva posizioni di rilievo primario nella gestione della società EXPO 2015, già incise dall’esercizio dell’azione penale. Il danno erariale da erogazione tangentizia a favore di pubblici funzionari connessa ad aggiudicazione di appalti, in particolare, e’ stato ritenuto configurabile poiché ‘nessun imprenditore ragionevole corrisponde una utilità ad un amministratore se non per ottenere un vantaggio superiore, o almeno pari, a tale erogazione, non potendo un homo economicus partecipare a gare e lavori pubblici per munifico spirito liberale o per diletto e, dunque, in perdita o in pareggio, sottraendo, irragionevolmente, all’utile di impresa le erogazioni tangentizie a funzionari corrotti: queste ultime devono fatalmente e logicamente essere accollate alla pubblica amministrazione, o attraverso meccanismi operanti sui prezzi di aggiudicazione o nella fase esecutiva dell’affidamento (perizie suppletive o varianti in corso d’opera)’. Nel fatto in contestazione, la pubblica gara, avente un importo a base d’asta 67 milioni di euro, e’ stata aggiudicata per l’importo contrattuale di 55,6 milioni, al netto del ribasso praticato in sede di gara, ma tuttavia -a seguito di varianti in fase esecutiva- tale importo e’ stato incrementato in svantaggio della società pubblica con l’addizione dell’ulteriore somma di 2,9 milioni.

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