Un anno senza Kobe Bryant, l’inizio del terribile 2020

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-01-26

Il campione americano è stato il primo dei grandi che ci ha lasciati durante lo scorso anno. Un anno in cui abbiamo dovuto rassegnarci alla perdita di tanti.

article-post

Pomeriggio del 26 gennaio del 2020, e TMZ, sito d’informazione Americana, dà la notizia: Kobe Bryant è morto in un incidente in elicottero. Con lui anche la figlia di 13 anni Gigi e altre sette persone. In pochi minuti e in cerca di conferme ufficiali, quelle poche righe fanno il giro del mondo, lasciando col fiato sospeso gli amanti del basket e dello sport. Perché il numero 24 dei Los Angeles Lakers non era solo l’idolo della propria squadra, ma anche la bandiera – una delle poche rimaste – dello sport e della sportività. Un dramma che è entrato nelle case di tutti: è difficile dimenticare infatti dove si fosse in quel momento, con chi e a far cosa, quando si è appreso quanto successo. Come succede spesso per i più importanti e tragici avvenimenti della storia.

Kobe Bryant un anno senza
Foto Instagram Kobe Bryant

1 metro e 98 per 96 chili, 20 anni con la stessa maglia, 5 titoli Nba, di ruolo Guardia. E poi record su record, uno di quelli che lo stesso giorno in bui Kobe è morto – ironia della sorte – l’amico LeBron James ha superato. Nato a Philadelphia, e un’adolescenza vissuta in Italia (il padre era cestista, con anni passato tra Rieti, Pistoia e Reggio Calabria). Una serie di riconoscimenti personali. E poi la vita fuori dal campo in parquet, fatta di di attivismo e volontariato: la Mamba Sport Foundation per aiutare le famiglie meno fortunate a tirar via i figli dalla strada. Convinto come era che lo sport potesse giocare un ruolo fondamentale, uno strumento di emancipazione vero e proprio. Ma non solo la palla da basket: come non ricordare le battaglie di Kobe contro la violenza della polizia nei confronti degli afro-americani.

kobe bryant 2020
Foto Instagram Vanessa Bryant

Con Kobe se ne è andata la gentilezza dello sport, la lealtà. In un 2020 che ci ha abituati alle perdite di affetti vicini. Ma anche di quelli più lontani. Quelli che impariamo ad amare nel tempo, anche se non li abbiamo mai consociuti: l’attore dei nostri film preferiti, il cantante che ha accompagnato fasi della nostra adolescenza, l’artista che stimiamo. Come non ricordare solo alcuni di loro, come l’artista Christo, il giornalista Gianni Mura, il direttore d’orchestra Ezio Bozzo. E poi: il premio Oscar Ennio Morricone. La presidente dell’Anpi Carla Nespolo, l’attore romano Gigi Proietti. E il mondo ancora lo sport, che – come nel caso di Kobe – unisce tutte le nazioni, e che arriva nei diversi angoli del pianeta: Paolo Rossi e Diego Armando Maradona.

kobe bryant 2020
Foto Instagram Kobe Bryant

Perché ci sono figure, che al di là del bene e del male, diventano delle icone. E questo 2020, in cui centinaia di migliaia hanno perso la vita a causa del covid, ce ne ha portate via decisamente troppe. Mentre noi siamo qui ad aspettare che ne arrivino altre di persone così imponenti, in modo tale da poterne celebrare la grandezza e bellezza, che superino i limiti e record di chi li ha preceduti. E, chissà – ad esempio – che un giorno non arrivi qualcuno che batterà quello di Kobe Bryant (congelato dal 2006) mettendo a segno più di 81 punti in una gara Nba, la seconda miglior prestazione di sempre della Lega.

 

Potrebbe interessarti anche