Trump: come funziona l'impeachment

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-18

La procedura potrebbe servire a breve. E allora ecco un breve riepilogo sui passi da compiere

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Oggi che con l’approdo di Donald Trump alla Casa Bianca l’argomento è tornato di moda, vale la pena riepilogare come funziona la messa in stato di accusa del presidente degli Stati Uniti. L‘impeachment è uno dei due metodi per destituirlo. Il 25esimo emendamento, l’altra procedura, consente di rimuoverlo senza che sia necessario elevare accuse precise: è sufficiente che il vice presidente e la maggioranza del gabinetto trasmettano una lettera al Congresso sostenendo che il presidente non è in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio. In tal caso gli subentra il vicepresidente. Se il presidente si oppone, a decidere è la Camera, con i due terzi dei voti.

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Come funziona l’impeachment (Il Messaggero, 18 maggio 2017)

Con l’impeachment – che consente di rimuovere i componenti del potere esecutivo, dal presidente al vice presidente sino ai funzionari delle amministrazioni statali, nonché i giudici federali – si entra invece in una procedura più lunga e complessa. L’impeachment è promosso dalla Camera dei Rappresentanti che deve votare a favore con la maggioranza semplice (218 su 435, oggi i dem hanno 193 deputati) indicando i capi d’accusa. Il ruolo di giudice spetta al Senato, con voto a maggioranza dei due terzi. Gli estremi per l’impeachment sono il tradimento, la corruzione o altri alti crimini e violazioni: ad esempio, l’ostruzione della giustizia (potrebbe essere il caso di Trump).
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Mentre i primi sono facilmente definibili, i secondi sono più vaghi e generici e hanno alimentato una vasta letteratura giuridica, con interpretazione più o meno restrittive. Negli Usa l’impeachment è stato usato prevalentemente per rimuovere membri del potere giudiziario. Solo due presidenti vi sono stati sottoposti ed entrambi sono stati assolti: il repubblicano Andrew Johnson (1868), che si salvò per un solo voto dall’accusa di abuso di poteri (aver nominato il segretario alla Guerra senza consultare il Senato), e il democratico Bill Clinton (1998), per aver mentito sulla sua relazione con la giovane stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky e per aver ostacolato la giustizia, ossia per le pressioni esercitate su alcuni collaboratori affinché non emergesse la verità. Nixon invece si dimise nel ’74, evitando così un sicuro impeachment per ostruzione alla giustizia nel Watergate, mentre fallirono i vari tentativi di mettere in stato di accusa George W. Bush, soprattutto per la guerra in Iraq.

Leggi sull’argomento: Perché Donald Trump rischia l’impeachment

 

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