Fact checking

La strana storia dei troll russi contro i vaccini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-08-24

Uno studio della George Washington University ha analizzato oltre un milione di tweet sui vaccini scoprendo che molti erano stati generati da troll o da bot. I ricercatori non sono riusciti a stabilirne la provenienza ma per i giornali è tutta colpa della Russia

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I russi hanno tentato di condizionare il dibattito sui vaccini negli Stati Uniti. Chi lo dice? Secondo i giornali di oggi a dirlo uno studio condotto da ricercatori della della George Washington University dal titolo Weaponized Health Communication: Twitter Bots and Russian Trolls Amplify the Vaccine Debate, pubblicato sull’American Journal of Public Health. In realtà però le cose stanno in maniera leggermente diversa. La ricerca si pone l’obiettivo di indagare come i troll e i “bot” di Twitter diffondo disinformazione e misinformation rispetto agli argomenti di salute pubblica.

#VaccinateUS e la guerra tra provax e antivax

Lo studio che ha ha preso in esame 1.793.690 tweet pubblicati tra il luglio del 2014 e il settembre del 2017 ha rilevato che una significativa quantità della misinformation riguardo i vaccini potrebbe essere frutto del lavoro di bot (account che pubblicano contenuti in maniera automatizzata) e troll, che vengono definiti come “individui che travisano la loro identità con l’intento di creare divisioni tra gli utenti”. È stato così scoperto che il 93% dei tweet riguardo i vaccini e le vaccinazioni obbligatorie è generato da account la cui provenienza non può essere verificata né come bot né come utenti in carne ed ossa che tengono un comportamento malevolo ad esempio diffondendo link che contengono malware. Nel mucchio dei cinguettii che aumentano il rumore di fondo sui vaccini, impedendo la formazione di un’opinione fondata su dati scientifici è stata rilevata anche la presenza di alcuni account legati alla Internet Research Agency, una società finanziata dal governo russo che viene definita “la fabbrica dei troll” e account che il Congresso degli Stati Uniti “ha identificato” come troll russi.

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Ma come si è arrivati ai titoli di alcuni giornali (ad esempio il Guardian) che oggi in prima pagina scrive che i russi diffondono online menzogne e discordia sulla sicurezza dei vaccini? Se si va a leggere lo studio in realtà non si parla solo di di troll russi ma di modalità e tattiche simili a quelle adottate dai famigerati troll russi durante la campagna per le presidenziali USA del 2016. Non è chiaro se la somiglianza è dovuta al fatto che gli agenti sono gli stessi oppure perché sono semplicemente le tattiche più efficaci per prendere il controllo di un dibattito online.

Dove sono i russi che fanno propaganda contro i vaccini?

Tra le strategie utilizzate da chi promuove informazioni false sulle vaccinazioni i ricercatori hanno individuato quella di generare una moltitudine di tweet sullo stesso argomento in modo da creare un fuoco di sbarramento che va a saturare lo spazio del discorso inondando Twitter di messaggi tutti uguali. Va da sé che l’impiego di questa tecnica non è una prerogativa dei troll russi ma è in poche parole l’abc di ogni scontro informazionale. Ma come spiega al Guardian Mark Dredze, uno dei ricercatori che hanno collaborato allo studio, «molti dei tweet contro i vaccini è pubblicato da account la cui provenienza è incerta». Questo significa sostanzialmente che nemmeno chi ha condotto lo studio è riuscito a risalire a chi si cela dietro quegli account. Infatti Drezde dice che «potrebbe trattarsi di bot, utenti in carne ed ossa oppure “cyborg”, vale a dire account reali che sono stati hackerati e quindi sono entrati a far parte di una botnet».

Da un’analisi qualitativa di 235 tweet per l’hashtag #VaccinateUS è emerso ad esempio che il 43% era a favore dei vaccini, il 38% era no-vax e il restante 19% non prendeva una posizione. In diversi casi un account ha promosso sia messaggi provax che antivax, con l’intento di polarizzare la discussione sul tema dei vaccini. Riguardo al contenuto dei messaggi alcuni erano scritti in maniera sgrammaticata, altri se la prendevano con le élite e vari complotti governativi, altri ponevano domande “scomode” per dare vita a dibattiti online. Insomma tutto quello che siamo abituati a leggere nei vari gruppi dei Genitori Preoccupati in Italia. Secondo i ricercatori i troll russi (e tutti gli altri account impegnati nella discussione) hanno cercato di creare divisioni all’interno della società americana ed erodere la fiducia nelle autorità sanitarie e nella scienza. Proprio come secondo il Congresso avrebbero fatto i troll russi durante le elezioni. Il problema però è che gli studiosi della George Washington University non hanno trovato la pistola fumante o la prova definitiva che dimostra che dietro al dibattito sui vaccini ci sono anche (ma non solo) i russi. Manca infine la parte più importante. Non è stato infatti quantificato quanto abbiano influito questi tweet di troll e bot nello spostare il consenso a favore o contro i vaccini.

 

 

 

 

 

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