Travaglio e il sorprendente ricordo di “quello stron*o” di Ghedini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-19

Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha voluto ricordare, con un editoriale su Il Fatto Quotidiano, lo storico avvocato di Silvio Berlusconi morto mercoledì sera a Milano

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Nel corso delle rispettive carriere – da una parte quella del giornalista, dall’altra quella di avvocato ancor prima che parlamentare – si sono incrociati più volte. Confronti che si sono trasformati in scontri, diretti e indiretti. Ma dopo la notizia della sua morte, Marco Travaglio ha voluto raccontare di quella volta in cui, una decina di anni fa, si ritrovò seduto in aereo al fianco di Niccolò Ghedini. Quest’ultimo era già stato avvocato di Silvio Berlusconi in diverse battaglie legali e processi e, non di rado, era finito nel mirino della penna e delle polemiche televisive proprio per mano del direttore de Il Fatto Quotidiano. Ma durante quell’incontro accadde un qualcosa di diverso.

Travaglio Ghedini, il sorprendente ricordo del direttore del Fatto Quotidiano

A raccontarlo, in prima pagina su Il Fatto Quotidiano di oggi, è stato lo stesso Marco Travaglio. Nel suo editoriale, infatti, il giornalista ha definito Ghedini “uno stron*o”, ma meritevole di rispetto. Una stima nata durante un volo Roma-Venezia di una decina di anni fa, quando viaggiarono per circa un’ora fianco al fianco. E lì, come spiega il direttore del Fatto, ha conosciuto il lato umano di quell’avvocato diventato parlamentare di Forza Italia, da sempre legato a Berlusconi. A bordo di quell’aereo, infatti, Travaglio – dopo avergli detto “io non sono comunista” – gli fece alcune domande:

“Avvocato, lei è ricco sfondato, è un principe del foro, ha tutte le soddisfazioni dalla vita. Perché continua a sputtanarsi dietro le balle del suo capo, a fabbricare leggi ad personam, a mettere la faccia su tesi, norme e conflitti d’interessi, incluso il suo, indifendibili? Non c’è più gusto a vincere i processi nelle aule di tribunale che in quelle del Parlamento?”.

E la risposta di Ghedini lo sorprese:

“Lo faccio perché sono affezionato al Presidente, a cui devo molto. Ma sono così bravo che l’avrei fatto assolvere anche senza quelle leggi, che ho sempre sconsigliato, perché adoro lo scontro in aula, ma di giustizia”.

Lo storico legale di Berlusconi poi spiegò che le famose “leggi ad personam” non le aveva volute direttamente Berlusconi, ma altri personaggi come Previti e aveva spiegato come avrebbe comunque vinto i suoi processi anche senza quelle norme ad hoc. Travaglio, però, gli disse che senza la legge per la depenalizzazione del reato di falso in bilancio, il leader di Forza Italia non avrebbe mai vinto il processo. E Ghedini, secondo questo racconto, era d’accordo con il giornalista de Il Fatto. Poi la chiusura del racconto:

“Alla fine, ai saluti, non mi chiese di tenere riservata la chiacchierata, ma non ce ne fu bisogno. Non so perché non ne scrissi nulla. Forse perché, dopo averlo conosciuto un po’ meglio, temevo che fosse talmente stronzo da iniziare a diventarmi simpatico”.

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