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Lo spirito olimpico racchiuso nel gesto di Timothy Cheruiyot
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-08-09
Il mezzofondista keniano (argento nei 1500 metri) ha donato il suo braccialetto porta fortuna al vincitore della gara, il norvegese Jakob Ingebrigtsen
Il traguardo appena tagliato dopo un testa a testa fino all’ultima curva. Poi il momento della festa, perché una finale olimpica è un risultato che va oltre il concetto di medaglia. Alla fine una sorta di passaggio di consegna, con lo sconfitto che mette al polso del vincitore il suo braccialetto porta fortuna. Protagonista di questo gesto – che incarna al meglio il vero spirito olimpico – è l’atleta keniano Timothy Cheruiyot, argento nella gara dei 1500 metri alle spalle del norvegese Jakob Ingebrigtsen.
Timothy Cheruiyot, il gesto olimpico del keniano sconfitto nei 1500 metri
Il 25enne del Kenya è stato rimontato negli ultimi duecento metri e staccato sul traguardo dal giovanissimo (classe 2000) mezzofondista norvegese. Molti avrebbe vissuto questa medaglia d’argento con delusione e frustrazione, per un oro che sembrava essere alla propria portata. Molti, ma non tutti. Perché Timothy Cheruiyot ha deciso di incarnare il vero spirito olimpico. Subito dopo aver tagliato il traguardo, infatti, si è avvicinato al suo “rivale sportivo” per complimentarsi con lui.
A moment worth two gold medals ? ?! What a display of true sportsmanship and patriotism from our very own ??Timothy Cheruiyot. #TeamKenya #YouAreTheReason pic.twitter.com/jDYtZxl6h3
— Ministry Of Sports, Culture & Heritage (@moscakenya) August 7, 2021
E non solo. Si è tolto dal suo braccio il braccialetto che lo ha accompagnato in questa campagna olimpica e lo ha messo al braccio del vincitore Jakob Ingebrigtsen. Perché questo è il vero spirito che dovrebbe contraddistinguere i Giochi a Cinque Cerchi. Un gesto, quello del mezzofondista keniota, che fa da contraltare a quanto di brutto andato in scena durante la maratona di Tokyo 2020, con il francese Morhad Amdouni che ha boicottato il rifornimento dei suoi “avversari” facendo cadere (di proposito) tutte le bottigliette d’acqua poste sul tavolino del check-point del 28esimo chilometro. Perché c’è chi vuole solo vincere (senza poi riuscirci) e chi vive i Giochi per quello che sono.