La telefonata tra Conte e Bettini prima del discorso “del tavolino”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-05

Come è nato il discorso del tavolino di Giuseppe Conte che ha accelerato, o quanto meno agevolato, l’endoserment del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle a un governo Draghi?

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Come è nato il discorso del tavolino di Giuseppe Conte che ha accelerato, o quanto meno agevolato, l’endoserment del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle a un governo Draghi? Secondo quanto racconta Repubblica il silenzio dell’ex premier giallorosso sarebbe stato interrotto anche per evitare che si rincorressero voci sulla sua ostilità all’ex numero uno della BCE. Palesare la sua posizione gli ha permesso di chiarire i dubbi sul presunto sabotaggio di cui si era parlato in questi giorni, ma soprattutto di rimettersi in gioco. E a consigliarlo, sarebbe stato anche il DEM Bettini:

La scelta di una vieta opposizione a Draghi, gli ha spiegato in una lunga telefonata l’ideologo dem Goffredo Bettini, avrebbe frantumato lo schieramento progressista che nell’ultimo anno e mezzo si stava consolidando attorno alla sua premiership. L’unico modo per sopravvivere al tornado Draghi, e anche per rilanciarsi, è quello di perimetrare quel che rimane della coalizione del Conte 2 e cercare di portarla tutta sotto la manta di “Supermario”. In un governo, chiarisce, “politico”, e quando auspica questa formula l’avvocato sa già che è l’unica in grado di non fare esplodere i 5 Stelle. Lo sa perché ne ha parlato con Beppe Grillo, anche lui inizialmente incerto sull’itinerario da seguire

Rimane ancora aperto lo scenario di vedere Conte ministro nel governo Draghi? L’Avvocato del Popolo continua a spiegare che non siederà in CdM. Anche per fugare ogni sospetto. Non ha appoggiato Draghi per avere una poltrona in cambio, racconta il Corriere:

È ormai noto che a Conte sarebbe stato proposto l’ingresso nel governo come ministro degli Esteri, ma sembra proprio che l’avvocato non sia orientato ad accettare. Se ha promesso di «dare una mano» al successore, al quale com’è nel suo stile passerà la campanella con un sorriso istituzionale, non è certo perché aspira a un posto nell’esecutivo, che vuole politico e in forte continuità con il suo. «Se accettassi, si potrebbe pensare che il mio sostegno a Draghi sia motivato dalla voglia di restare al governo», ha spiegato alle persone che gli sono più vicine. Non è detto che Conte non ci pensi ancora su, ma se pure fosse tentato un ostacolo potrebbe essere Luigi Di Maio, al quale di certo non dispiacerebbe restare alla Farnesina. Il dualismo tra il premier dimissionario e l’ex capo politico del M5S è nero su bianco, nella nota con cui Di Maio ha ringraziato «profondamente» Conte per la responsabilità istituzionale mostrata: «Il Movimento gli è riconoscente e continuerà a essere protagonista anche grazie a lui». Dove quell’«anche» preannuncia la sfida per la leadership del Movimento

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