Fatti
Syriza a pezzi mentre Tsipras aspetta Podemos
Alessandro D'Amato 15/07/2015
Il comitato centrale vota in maggioranza per il no all’accordo firmato dal premier. La presidente del parlamento annuncia il suo no. I voti arriveranno dagli altri gruppi. Intanto Tsipras pensa a un’alleanza futura con Podemos
Il comitato centrale di Syriza si è spaccato: 109 dei suoi 201 membri si sono schierati contro l’accordo raggiunto con i creditori e hanno chiesto la convocazione del comitato stesso. Lo riferisce Ekathimerini, quotidiano greco in lingua inglese di opposizione a Tsipras. La loro posizione è un ulteriore segnale del grave disagio del partito del primo ministro greco Alexis Tsipras, ma va ricordato che pochi esponenti del comitato centrale siedono in parlamento, dove oggi è atteso il voto sulle misure economiche richieste da Bruxelles. Il comunicato del comitato dice che l’accordo è il risultato di minacce di strangolamento finanziario, mentre il piano di salvataggio contiene condizioni umilianti di vigilanza e distruttive per il popolo greco; poi richiama il “colpo di stato” effettuato a Bruxelles il 12 luglio, che “ha dimostrato che l’obiettivo della leadership europea era l’annientamento di un popolo che voleva seguire un percorso diverso rispetto al modello neoliberista dell’austerità».
SYRIZA A PEZZI
Il comunicato di Syriza arriva dopo che il vice ministro greco delle Finanze Nantia Valavani ha annunciato oggi le sue dimissioni con una lettera al primo ministro Alexis Tsipras nella quale esprime dubbi sul nuovo accordo raggiunto tra Atene e i creditori internazionali della Grecia sostenendo che con esso la Germania intende “umiliare completamente il governo e il paese”. Nella sua missiva Valavani sottolinea che l’intenzione (del governo di Berlino) è che l’attuale governo approvi le nuove misure di austerità, solo per cadere in un secondo tempo e essere sostituito da un governo di “volenterosi”. Inoltre, Valavani afferma che la “capitolazione” concordata dal governo greco non consente alcuna prospettiva per una ripresa e che “questa soluzione particolare, che viene eseguita in modo così deprimente, non è una soluzione sostenibile”. Il ministro uscente conclude la sua lettera ringraziando il premier Alexis Tsipras per l’opportunità offertale ed esprimendo la speranza che “la lotta” proseguirà. Yanis Varoufakis è invece tornato, stasera in Parlamento, a paragonare l’accordo a un nuovo trattato di Versailles come aveva fatto ieri sul suo blog. Il 51,5% dei greci pensa che l’accordo per gli aiuti alla Grecia stretto con i creditori sia positivo e il 70,1% pensa che il Parlamento debba approvarli, secondo un sondaggio della società Kapa Research per il quotidiano greco To Vima, per il quale il 72% ritiene gli accordi ‘necessari’ anche se duri. Il sondaggio evidenzia che, nonostante le critiche piovutegli addosso dopo il l’accordo, il 58,8% dei greci ha un’opinione positiva di Tsipras e Syriza continua ad essere il primo partito. Eppure, per far approvare l’accordo, il premier avrà bisogno dei 76 voti di Nea Democratìa, il partito dell’austerità contro cui Tsipras aveva condotto la sua campagna elettorale. In Parlamento soltanto KKE e Alba Dorata hanno annunciato un esplicito no all’accordo, anche se è possibile che ci siano defezioni anche tra i socialisti. Squadre di tecnici delle istituzioni sono attese ad Atene lunedì prossimo in preparazione dei negoziati, che potrebbero durare un mese, sul nuovo accordo di salvataggio concordato fra il premier greco Alexis Tsipras con i creditori del Paese. Lo scopo della visita, come riferisce l’edizione online di To Vima, è quello di determinare l’attuale condizione degli istituti di credito ellenici e dell’economia del Paese per redigere quanto prima il nuovo programma e il nuovo contratto di prestito. Una delle condizioni stabilite dal Fondo monetario internazionale (Fmi) al fine di portare avanti la trattativa è quella di ottenere l’accesso ai ministeri essenziali e alla Ragioneria Centrale dello Stato. Nel frattempo si sta cercando il modo per effettuare il pagamento di 3,5 miliardi di euro alla Banca centrale europea (Bce), che detiene obbligazioni in maturazione lunedì prossimo.
IL SOSTEGNO DI PODEMOS?
La presidente del parlamento greco, Zoe Konstantopoulou, ha intanto esortato i deputati greci a respingere la legge di attuazione dei provvedimenti chiesti dai creditori, invitandoli a non “completare il ricatto” organizzato dalla Germania e definito a Bruxelles. Le sue parole sono giunte durante il dibattito preliminare in commissione, prima del dibattito che si è a aperto in aula. Il parlamento greco deve approvare entro questa sera un pacchetto di dure riforme, per poter accedere ad un prestito ponte da 7 miliardi di euro attraverso l’Efsm e successivamente ad un terzo bailout. Esponente di Syriza, Konstantopoulou si era astenuta nel voto che all’alba di sabato ha dato il via libera alle proposte greche da presentare ai creditori. Intanto nella sua lunga intervista di ieri alla tv pubblica greca Tsipras ha anche disegnato una possibile nuova strategia per la politica europea della Grecia: «L’Europa “può cambiare” se alle prossime politiche spagnole di fine anno vinceranno “forze simili” a Syriza, come Podemos», ha detto, come riportato dalla stampa di Madrid. Il capo del governo di Atene, riferisce El Mundo, ha aggiunto di volere restare al governo fino alle elezioni spagnole. La data delle legislative non è stata ancora fissata dal premier Mariano Rajoy. Le elezioni devono svolgersi in novembre o in dicembre. Secondo un recente sondaggio, Podemos sarebbe al momento in situazione di “pareggio tecnico” con il Partido Popular e con il Psoe fra il 23% e il 20% nelle intenzioni di voto. Ma nel frattempo c’è chi sottolinea più le differenze che le analogie con il movimento di Iglesias: e “La Spagna non è la Grecia”, ha detto il responsabile della politica di Podemos Nacho Alvarez: “Grecia e Spagna sono diverse economie in situazioni molto diverse, che richiedono diverse strategie economiche”. Alvarez ha insistito sul fatto che, a differenza della Grecia, “la Spagna in questo momento ha abbastanza spazio” per applicare politiche pro-crescita e ridurre il deficit di bilancio a poco a poco.