Opinioni
Le spugne fritte come esche contro gli animali a Barberino
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-11-30
Spugne fritte come esche killer contro gli animali selvatici, posizionate a protezione di una vigna nel comune di Barberino Val D’Elsa (Firenze). Sono state scoperte dai carabinieri forestali, che ne hanno sequestrate in tutto 26. Il responsabile del gesto è stato identificato e denunciato per il reato di getto pericoloso di cose. Le Spugne, cotte […]
Spugne fritte come esche killer contro gli animali selvatici, posizionate a protezione di una vigna nel comune di Barberino Val D’Elsa (Firenze). Sono state scoperte dai carabinieri forestali, che ne hanno sequestrate in tutto 26. Il responsabile del gesto è stato identificato e denunciato per il reato di getto pericoloso di cose. Le Spugne, cotte nell’olio, sono assimilabili a bocconi avvelenati. Attirano gli animali che le scambiano per cibo, ma una volta ingerite gonfiano facendo occludere intestino o esofago, portando l’animale alla morte in assenza di un soccorso immediato. A segnalare la presenza delle pericolose esche è stato un passante, che si è presentato dai carabinieri con nove Spugne fritte trovate al limitare della vigna. Subito sono scattati i controlli dei militari, che hanno consentito di individuarne complessivamente 26, posizionate in vari luoghi intorno alla vigna.
Le spugne sequestrate apparivano unte, annerite ed emanavano un forte odore di bruciato. Sono state consegnate all’Istituto zooprofilattico delle regioni Lazio e Toscana, con sede a Scandicci (Firenze), per le analisi del caso. Vista l’estensione dei terreni interessati dai ritrovamenti, sono state eseguite ulteriori ispezioni insieme al nucleo cinofilo antiveleno del reparto carabinieri parco nazionale foreste casentinesi, per una bonifica di tutta la zona. Le verifiche non hanno portato al ritrovamento di altre Spugne o di carcasse di animali. “Analoghe segnalazioni – spiegato i militari in una nota – hanno interessato impegnato i carabinieri forestali nei comuni di Tavarnelle Val di Pesa e San Casciano Val di Pesa”. “Il fenomeno – spiegano sempre i militari – è diffuso e preoccupante”.