I sondaggi che preoccupano il PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-02-06

Non quelli che danno il partito in calo costante (tra il 22 e il 23,5%, ma quelli che rifletteranno i sentimenti degli italiani dopo i fatti di Macerata

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Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera racconta che ci sono dei sondaggi che preoccupano il Partito Democratico. Non quelli che danno il partito in calo costante (tra il 22 e il 23,5%, ma quelli che rifletteranno i sentimenti degli italiani dopo i fatti di Macerata, e che potrebbero segnare per il PD un’ulteriore flessione. Quello di EMG Acqua letto ieri da Enrico Mentana durante il tg di La7 danno ad esempio il PD in discesa di un punto:

Già, perché, come spiega un autorevole esponente del Pd, «in questo Paese non ci sarà una reazione al razzismo, ma ai migranti, e noi verremo accusati di averli fatti entrare in Italia». È anche per questo motivo che il Pd non ha alzato troppo i toni della polemica con Salvini, pur attaccandolo: «Non facciamo il gioco degli altri», è stata l’indicazione di Renzi.

La sua risposta, ieri, è stata quella di far parlare dal palco della manifestazione in cui ha presentato i candidati, il sindaco di Macerata, «uomo saggio ed equilibrato». Ciò nonostante, il segretario pensa ancora che il Pd possa essere veramente il primo gruppo parlamentare (grazie ai voti degli alleati che difficilmente raggiungeranno il 3 per cento e che per il meccanismo del Rosatellum regaleranno altri seggi al Partito democratico). Perciò non sopporta vedere una certa atmosfera di sconforto regnare anche al Nazareno:

«Non voglio atteggiamenti remissivio di rassegnazione, dovete andare all’attacco, dovete battervi», è la sua esortazione. Anche per questo motivo, «per far vedere che il Pd c’è e sta tra la gente», il segretario vuole chiudere la campagna elettorale, il 2 marzo,in cento diverse piazze italiane. Lui personalmente, sarà a
Firenze.

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Per questo, racconta Alessandro Trocino sempre sul Corriere della Sera, Renzi invita ad affilare le armi:

Renzi cita tra le armi di comunicazione della brigata elettorale dem le chat di WhatsApp e le broadlist. Ma il focus è molto meno virtuale del previsto: «Andate a incontrare la gente — invita —. Io lo farò prendendo il tè.Funzionano benissimo i caffè aperitivi, con 10-15 persone, non di più. Andate e smontate una per una le balle che raccontano su di noi. Ma non fatelo durante Sanremo, perché Sanremo è Sanremo e l’anima nazional popolare ha una sua sovranità». A dimostrazione della volontà di empatizzare con la gente, Renzi annuncia che la campagna si chiuderà il 2 marzo in cento piazze: «Non chiudiamoci in un teatro».

Insomma, dalle parti del Partito Democratico si è ormai presa quella pericolosa china per la quale è meglio inseguire la marea che cercare di governarla. Un partito che invece è ideologicamente forte prova a spiegare le sue idee e le sue azioni, rendendosi ben conto che il mondo non finisce il 5 marzo. A quanto pare per il PD non è così.

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