Economia
«Soldi pubblici per il Ponte sullo Stretto»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2016-10-02
L’intervista del ministro Delrio al Corriere della Sera e il rilancio del progetto. I nodi dei soldi
Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio getta benzina sul fuoco della questione Ponte sullo Stretto di Messina. In un’intervista al Corriere della Sera dichiara che il governo è pronto a mettere soldi pubblici nella Grande Opera:
E il ponte sullo Stretto è utile?
«È necessario il corridoio Napoli Palermo di cui il Ponte è parte essenziale. Oggi per andare in treno da Roma a Palermo ci vogliono dieci ore e mezza. Con il Ponte e tutto il corridoio scenderemo a sei ore. Naturalmente si tratta di coinvolgere i territori con il dibattito pubblico, di limitare l’impatto ambientale e anche i costi».
Ecco, i costi. Solo per il Ponte, hanno detto pochi giorni fa le Ferrovie, ci vorrebbero 4 miliardi di euro.
«Quei 4 miliardi diventano 8 se contiamo anche gli interessi che i privati dovrebbero pagare alle banche. Io penso che invece di avventurarsi in finti project financing, con il coinvolgimento di privati che poi finiscono per scaricare di nascosto i costi sul pubblico, anche lo Stato potrebbe fare la sua parte in modo diretto».
Con quanti soldi?
«Vedremo. Ma non capisco dove sarebbe il problema se lo Stato ci dovesse mettere delle risorse pubbliche. Stiamo mettendo 4 miliardi sul tunnel del Brennero, 6 sull’alta velocità Milano Venezia, altri 6 sulla Napoli-Bari».
L’uscita del ministro fa il paio con quella del premier all’assemblea dei costruttori. Dietro, tra l’altro, ci sono anche le penali che il governo potrebbe dover pagare ai costruttori dopo la rinuncia all’opera:
I primi fondi saranno nella legge di Bilancio in arrivo?
«No, per il ponte sullo Stretto siamo ancora allo studio di fattibilità. E nella legge di Bilancio ci concentreremo sulla casa. A partire dal rafforzamento del bonus fiscale per la messa in sicurezza contro il rischio sismico».
Come cambierà?
«Nell’immediato sarà esteso alle seconde case nelle zone a più alto rischio sismico, la 1 e la 2. Al momento lo sconto fiscale, con la detrazione del 65% dei lavori fino a 100 mila euro, vale solo per le prime case. Ma non ha senso se poi sono le seconde case che cadono addosso alle prime».