Come sarà lo smart working dopo il 15 ottobre?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-16

Il 15 ottobre scatta la fine dello stato di emergenza e con essa viene ripristinata anche la procedura della legge 81 del 2017 che prevede l’accordo individuale con il singolo lavoratore per il lavoro da casa

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Il 15 ottobre scatta la fine dello stato di emergenza e con essa viene ripristinata anche la procedura della legge 81
del 2017 che prevede l’accordo individuale con il singolo lavoratore per il lavoro da casa. Fino ad ora infatti era in vigore una procedura semplificata che permetteva ai datori di lavoro di decidere il modo unilaterale. Cosa succederà dal 16 ottobre allo smart working? Spiega il Sole che la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo intende modificare le normative:

Il ministro – come anticipato in un’intervista a Il Sole 24 ore» del 18 agosto -intende rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva, ed «intervenire soprattutto sul tema del diritto alla disconnessione per assicurare un equo bilanciamento tra il bisogno di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con particolare riferimento alle donne lavoratrici sulle quali gravano i carichi familiari e di cura e le esigenze produttive delle imprese». Nei primi tavoli tecnici, in vista del confronto con le parti sociali, è emersa l’idea di rimettere in discussione il meccanismo esclusivo dell’accordo individuale scritto tra l’azienda e il singolo lavoratore, aprendo alla contrattazione collettiva, con un ruolo più marcato, quindi, che potrebbe essere affidato proprio ai contratti nazionali o aziendali che potranno normare temi, oltre alla disconnessione e alla conciliazione, anche, ad esempio, riguardanti l’erogazione dei buoni pasto. Le ipotesi Tra le ipotesi allo studio c’è anche quella di fissare a livello di contratto nazionale quote percentuali di ricorso allo smart working, in linea con quanto fatto, con apposite direttive, dal ministro della Pa, Fabiana Dadone, indicando come obiettivo di avere il 50% del personale coinvolto nel lavoro da remoto (previa elaborazione da parte di ogni amministrazione del Piano organizzativo del lavoro agile, i cosiddetti Pola).

smart working dopo 15 ottobre

Ma Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università la Sapienza di Roma, la cifra dell’attuale
normativa sul lavoro agile avverte:  «la reversibilità dell’accordo individuale che rispecchia appieno l’autonomia delle parti nel disciplinare questa peculiare modalità di lavoro subordinato. Un eventuale filtro collettivo, a prescindere se sarà o meno condizione per attivare l’accordo individuale, rischia di ingessare lo strumento, arrivando, a mio avviso, a snaturare l’intero istituto dello smart working»

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