Sgarbi e Sallusti condannati al carcere per diffamazione di Di Matteo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-18

Il giudice monocratico di Monza Bianchetti ha condannato Vittorio Sgarbi a sei mesi di reclusione per avere diffamato, sul Il Giornale, il magistrato palermitano Nino Di Matteo. A tre mesi, per omesso controllo, è stato condannato il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti. Entrambi hanno avuto la sospensione della pena. L’articolo ritenuto diffamatorio è stato pubblicato …

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Il giudice monocratico di Monza Bianchetti ha condannato Vittorio Sgarbi a sei mesi di reclusione per avere diffamato, sul Il Giornale, il magistrato palermitano Nino Di Matteo. A tre mesi, per omesso controllo, è stato condannato il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti. Entrambi hanno avuto la sospensione della pena. L’articolo ritenuto diffamatorio è stato pubblicato nella rubrica Sgarbi Quotidiani il 2 gennaio del 2014.

vittorio sgarbi querela virginia raggi

Di Matteo aveva sostenuto, avviando la querela, che “dopo la pubblicazione successiva al deposito processuale delle intercettazioni di numerose conversazioni nelle quali Riina ripetutamente si riferisce alla mia persona, anche manifestando la sua volontà di uccidermi, paradossalmente è iniziata quella che ritengo una vera e propria campagna di stampa che, partendo dal chiaro travisamento dei fatti, tende ad accreditare versioni che mi indicano quale autore di condotte e comportamenti che non ho mai tenuto. Non posso accettare che – aveva sostenuto Di Matteo – si continui a speculare impunemente perfino su vicende che tanto incidono anche sulla mia vita personale e familiare”.

Sallusti napolitano

Entrambi dovranno risarcire i danni al pm, ora in servizio alla Direzione Nazionale Antimafia, da liquidarsi in sede civile. Il giudice ha comunque concesso a Di Matteo, difeso dall’avvocato Roberta Pezzano, una provvisionale immediatamente esecutiva di 40 mila euro. Sia Sgarbi che Sallusti hanno avuto il riconoscimento delle attenuanti generiche. Nell’articolo incriminato, intitolato “Quando la mafia si combatte soltanto a parole”, Sgarbi scriveva: “Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice. Ne garantisce il peso e la considerazione”. E ancora: ” c’è qualcosa di inquietante nella vocazione al martirio (del magistrato ndr)” e “gli unici complici che ha Riina sono i magistrati”.

Leggi sull’argomento: Il Garante della privacy bacchetta Rousseau (proprio prima del voto sul “contratto”)

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