Sea Watch a Catania, i pm indagano sull’ordine dei porti chiusi (che non esiste…)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-09

Un fascicolo sullo sbarco ritardato è aperto a Roma dopo l’esposto di un gruppo di avvocati dell’associazione “Lasciateci entrare”. È sul tavolo del pm Sergio Colaiocco

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C’è un’indagine molto simile a quella della Diciotti aperta a Roma: stavolta sotto la lente c’è il comportamento del governo italiano sulla Sea Watch a Catania:

Un fascicolo sullo sbarco ritardato è aperto a Roma dopo l’esposto di un gruppo di avvocati dell’associazione “Lasciateci entrare”. È sul tavolo del pm Sergio Colaiocco, per ora senza ipotesi di reato.

Intanto però uno dei legali, Alessandra Ballerini – che assiste anche i familiari di Giulio Regeni e qui rappresenta l’Adif, Associazione diritti e frontiere –ha chiesto ai ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture e Trasporti, ai sensi del decreto legislativo 33 del 2013 sull’accesso civico e la trasparenza, di pubblicare “provvedimenti” e “comunicazioni” sul “divieto di approdo nei porti italiani”per Sea Watch e la loro risposta alla richiesta dei giudici minorili di far sbarcare subito i minori, che godono di speciale tutela.

Si tratta della vicenda che portò quel gran genio di Toninelli a definire la barca “yacht di piacere”, approfittando della categoria di trascrizione dell’imbarcazione. Da segnalare che alla fine furono i giudici a smentire il governo italiano:

IL VIMINALE le ha risposto, con una lettera del capo di gabinetto Matteo Piantedosi di cui ha dato notizia ieri Avvenire, che “la tipologia di atti richiesti non è soggetta a pubblicazione obbligatoria”. Non è un segreto di Stato, alla magistratura se li chiedesse dovrebbero consegnargli, ma la risposta all’av vocato Ballerini è negativa e priva di motivazione.

È comunque un passo avanti rispetto alla prima, a firma del direttore della polizia di frontiera: scriveva infatti che “questa Direzione”, cioè la sua, “non ha prodotto e non detiene alcun provvedimento/comunicazione”sulla vicenda. Almeno il prefetto Piantedosi fa intendere che qualche provvedimento c’è, però ritiene di non essere tenuto a pubblicarlo, sia pure senza spiegare perché. Il ministero delle Infrastrutture non ha risposto.

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