Come Salvini è stato zittito da Draghi sulle riaperture ad aprile

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-27

Salvini spiegava che “È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile”. Mario Draghi ha risposto in modo chiaro: “Riaprire è auspicabile ma le decisioni si prendono in base ai dati”. E ora la Lega minaccia di boicottare le decisioni del governo

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“È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile”. È di nuovo una Lega di lotta quella che Matteo Salvini minaccia di mandare in Cdm. Non nasconde il suo disappunto il leader della Lega, dopo le misure restrittive che la cabina di regia di Palazzo Chigi avrebbe deciso di adottare anche dopo Pasqua. “Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi”, scrive Salvini, mentre il premier Draghi risponde alle domande dei giornalisti a Palazzo Chigi, nel corso di una conferenza stampa. Proprio le parole di Salvini vengono riportate al premier. Che glissa, non citando il leader della Lega, preferendo limitarsi alla considerazione che “continuare a tenere chiuso sia pensabile o impensabile dipende esclusivamente dai dati a disposizione, le misure prese hanno dimostrato di non essere campate in aria”. “Riaprire è auspicabile ma le decisioni si prendono in base ai dati”, è la replica di Draghi che è implicitamente indirizzata al leader della Lega

Come Salvini è stato zittito da Draghi sulle riaperture ad aprile

Ma cosa è successo prima? Lo racconta il Corriere:

Salvini è stato informato dell’esito della cabina di regia da Giancarlo Giorgetti. Il ministro allo Sviluppo economico ne era uscito sconsolato: «Mi sono battuto come un leone. Da solo. E ho perso». Il vicesegretario leghista prova a usare un tono scherzoso, ma fino a un certo punto. Già durante il Consiglio dei ministri del 12 marzo, quello che aveva sancito la zona rossa fino a dopo Pasqua, si era trovato in minoranza. Allora, però, in compagnia di Mariastella Gelmini, la capodelegazione azzurra. Ma ieri, ascoltati gli interventi di Silvio Brusaferro (Istituto superiore di sanità) e Franco Locatelli (Comitato tecnico scientifico) su un’epidemia che resta aggressiva e contro cui non si può abbassare la guardia, la ministra agli Affari regionali ha raccomandato dopo verifica telefonica con Silvio Berlusconi, soprattutto «una tornata di ristori adeguata e dunque un nuovo scostamento di bilancio». Posizione condivisa anche dalla renziana ministra alla Famiglia Elena Bonetti.

Più volte, negli scorsi giorni, il mantra di Salvini è stato quello di ‘scavallare’ la festività della resurrezione “per tornare alla vita”. “Qualunque proposta in consiglio dei ministri e in parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita”, è l’avvertimento che arriva oggi. Preannunciando un prossimo consiglio dei ministri sulle montagne russe, come già avvenuto sette giorni fa, quando il braccio di ferro ci fu sullo stralcio delle cartelle esattoriali, battaglia identitaria della Lega, su cui si arrivò a una mediazione dopo quasi tre ore di stop del Consiglio, passando per l’alzata di scudi di Salvini e dei suoi ministri, con le minacce di abbandonare il tavolo da parte dei leghisti. Accordo – quello sullo stralcio per i redditi sotto i 30mila euro – che venne rivendicato come vittoria da parte dello stesso Salvini e definito ‘condono’ dal premier Mario Draghi. “Tutti – spiegò il premier – hanno delle bandiere identitarie si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle bandiere identitarie di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza fare danno né alla propria identità né all’Italia”

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