Salvini e l’app IMMUNI che non si deve scaricare perché ha i soci cinesi

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-06-02

“No, fino a che non ho certezza che i dati degli italiani, quelli economici, sanitari e fiscali non sono in mani sicure non la scarico”: il leader della Lega, Matteo Salvini, a Quarta Repubblica boccia l’app IMMUNI. “Prima di mettere in mano il mio telefonino a qualcuno che non è certificato e che ha dei …

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“No, fino a che non ho certezza che i dati degli italiani, quelli economici, sanitari e fiscali non sono in mani sicure non la scarico”: il leader della Lega, Matteo Salvini, a Quarta Repubblica boccia l’app IMMUNI. “Prima di mettere in mano il mio telefonino a qualcuno che non è certificato e che ha dei soci cinesi ci penso diciotto volte”, ha argomentato il Capitano riferendosi al fatto che Bending Spoons, la società milanese che ha sviluppato l’app, ha nella propria compagine societaria una quota di un investitore di Hong Kong. Il motivo, ha spiegato il leader della Lega, è che “la Cina non è una democrazia”. “Anzi”, ha continuato “se qualcuno deve spiegare qualcosa nel mondo è proprio a Pechino. Perché non hanno detto quello che stava accadendo e ora magari, coi soldi che hanno in tasca, pensano di venire a fare shopping in Italia. Quindi non solo non gli do i dati del mio telefonino ma vorrei tenerli lontani dalle aziende italiane”, ha concluso.

immuni app

Mentre si nota che nell’occasione il Capitano non ha continuato a dire stronzate sul laboratorio di Wuhan che ha liberato il Coronavirus – abbiamo cambiato linea, eh? – riguardo gli azionisti di Bending Spoons va segnalato che ai quattro amici-partner che hanno dato vita all’iniziativa (Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari, Matteo Danieli), dall’estate dello scorso anno si sono aggregati come soci di minoranza, sottoscrivendo azioni di categoria E, StarTip (braccio finanziario di Gianni Tamburi), H14, la holding facente capo a Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, Nuo Capital, un fondo con capitale asiatico ma guidato da Tommaso Paoli (ex top manager di Banca Imi). E gli altri soci? Li racconta oggi Il Fatto:

Curiosamente la H14 dei figli di secondo letto di Silvio Berlusconi la troviamo con una piccola quota anche nel capitale di Jakala insieme a Equity Club (Mediobanca e Ferraresi), alla holding dei Marzotto e altri: il fatturato prodotto dagli oltre 500 dipendenti, d’altronde, è ricco (250 milioni la stima per il 2019, anno in cui la società ha aperto il suo nuovo quartier generale milanese nel costoso edificio “M el l erio-Velasca”).

Forse è il nome più interessante della trimurti perché pare il meno necessario: Bending Spoons disegna app, il Sant’Agostino lavora sui dati medici, Jakala invece si occupa di marketing, comunicazione, eventi ed e-business. Il suo portafoglio clienti – tra banche, multinazionali pubbliche e private e marchi importanti del made in Italy –è impressionante e, in vista dei milioni dei dati di cui sopra, anche un po’inquietante.

Il fondatore – Jakala, il coccodrillo del Libro della Giungla, era il suo nome scout –è Matteo de Brabant, assurto agli onori delle cronache nel 2016 per aver organizzato a casa sua, dopo quella di Davide Serra a Londra, una cena elettorale per Beppe Sala, allora candidato sindaco. Particolare un po’ sgradevole, la sua Jakala Events aveva fatto qualche lavoretto per Expo 2015 del commissario Sala prima di essere venduta per 25 milioni alla Uvet (che lavorò invece molto all’Esposizione universale). L’ultimo nome è quello di Luca Foresti che guida la rete di poliambulatori “Centro medico Sant’Agostino”a Milano ed è vicino a Matteo Renzi: nel 2013, quando il fiorentino si preparava a giubilare Enrico Letta, partecipò alla Leopolda.

E i famosi cinesi? Salvini si riferisce a Nuo Capital. Il fondo – ha scritto di recente il Sole 24 Ore – fa capo alla importante famiglia Pao di Hong Kong: “Nello specifico a Steven Chen, nipote di Sir Y.K. Pao, uno degli uomini d’affari cinesi più famosi che, negli anni ’50 del secolo scorso, arrivò a possedere la più grande flotta commerciale al mondo. Alla morte del fondatore nel 1991 l’immensa fortuna legata alla World Wide Shipping andò agli eredi. Nuo Capital non è altro che uno dei tanti rami di questo impero. Fondato nel 2016 e guidato di Tommaso Paoli (l’ex Banca Imi di Intesa Sanpaolo che è rappresentante legale della società che fa capo alla lussemburghese N.U.O., ndr) Nuo Capital opera soprattutto nel private equity investendo in aziende che hanno potenzialità di sbocco in Cina”.

Leggi anche: App IMMUNI: il download e l’aggiornamento di iOS e Android

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