“Al prossimo giro ci sarò”, Rocco Casalino spiega perché non si è candidato con il M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-09

Dopo le tensioni interne, l’ex portavoce di Giuseppe Conte all’epoca della sua Presidenza del Consiglio ha deciso di non correre per le Politiche del 25 settembre

article-post

Il suo approdo nel Parlamento italiano è solo rimandato. Rocco Casalino, infatti, ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni Politiche – in programma domenica 25 settembre – con il MoVimento 5 Stelle. Il suo nome sarebbe stato troppo divisivo, soprattutto in un periodo storico in cui i pentastellati hanno perso molti consensi anche per via delle enormi contraddizioni interne. E l’ex portavoce di Giuseppe Conte, all’epoca del suo mandato a Palazzo Chigi, ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a prendere questa decisione.

Rocco Casalino spiega perché non si è candidato alle elezioni col M5S

Intervistato da Il Corriere della Sera, Casalino ha detto di non aver mai chiesto a Giuseppe Conte – Presidente del MoVimento 5 Stelle – alcun posto nelle liste bloccate. Insomma, nessun collegio blindato che avrebbe portato alla certa elezione al Parlamento. Il giornalista, per anni a capo della comunicazione pentastellata, avrebbe visto il suo nome inserito all’interno delle parlamentarie online per scegliere i candidati. Ma per quale motivo ha deciso di non candidarsi? La spiegazione è piuttosto laconica:

“Nonostante siano passati 22 anni dalla mia partecipazione al ‘Grande Fratello’, il mio nome continua a essere ancora ghiotto per chi vuole infangare non tanto me, ma il Movimento con quello che è il ‘metodo Boffo’. Già immagino i titoloni che avrebbero fatto: ‘Ecco Casalino, dalla casa del Gf al Parlamento’. Ma lo dico con 5 anni di anticipo: al prossimo giro ci sarò! Mi auguro che dopo 15 anni di militanza e lealtà al mio partito e a distanza di 30 anni dal ‘Gf’, nessuno possa più recriminarmi nulla”.

Rocco Casalino cita il “metodo Boffo”. Si tratta di una triste pagina di “giornalismo” (le virgolette sono d’obbligo) datata 2009. Dino Boffo, all’epoca dei fatti, era direttore di Avvenire e aveva pubblicato alcuni editoriali per criticare l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E Vittorio Feltri, all’epoca direttore de Il Giornale, pubblicò sul proprio quotidiano una serie di accuse contro il collega giornalista pubblicando una “una presunta informativa della polizia” in cui lo stesso Boffo sarebbe stato indicato come un “noto omosessuale” che avrebbe molestato una donna affinché convincesse a lasciare il marito (che avrebbe avuto una liason con il giornalista). Si trattava, ovviamente, di una fake news smentita anche dal giudice per le indagini preliminari chiamato a valutare il caso.

(Foto IPP/Andrea Ronchini/Pacific Press via ZUMA Wire)

Potrebbe interessarti anche