Rita Dalla Chiesa e il centrodestra ridicolo a Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-10

La candidatura boutade era un’ideona di Ignazio La Russa. Mentre Bertolaso e Marchini, creature di Silvio, sono stati bocciati da Lega e FdI. Che però non hanno un candidato credibile mentre spunta anche la Pivetti. Il centrodestra italiano è allo sbando

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«Capisco la scelta di Rita Dalla Chiesa. Sarà rimasta profondamente delusa dall’accoglienza, non dei partiti di centrodestra che hanno detto tutti sì alla sua candidatura, ma dallo scarso entusiasmo di ambienti e esponenti di centrodestra, evidentemente interessati a sminuirne la figura per sostenere altre e più deboli candidature, come quella di Marchini, o peggio ancora, per favorire -alle spalle di un incolpevole Berlusconi- una riedizione ridotta del patto del Nazareno»: siccome la gallina che canta di solito è la prima che ha fatto l’uovo, possiamo capire da queste poche e tonitruanti parole regalate all’And Kronos che era Ignazio La Russa il dominus in Fratelli d’Italia dell’ideona di candidare Rita Dalla Chiesa in Campidoglio. La candidatura nel frattempo è tramontata via risposta a un commento su Facebook, ed è un vero peccato.

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Il commento con cui Rita Dalla Chiesa fa sapere che non accetterà la candidatura a sindaca di Roma

Rita Dalla Chiesa e il centrodestra coperto di ridicolo a Roma

Assolutamente incapace di cacciare un nome potabile in una città in cui l’amministrazione del Partito Democratico esce da una pagina orribile e mentre i grillini hanno deciso che sceglieranno il candidato con la solita riffa, il centrodestra italiano aveva la chance di rilanciare la sua credibilità a Roma. La sta fallendo miseramente. Molti candidati sono stati bruciati sul nascere, come quel Guido Bertolaso sul quale ha messo il proprio veto Matteo Salvini per i suoi processi. E oggi, per soprannumero ed evidentemente a causa dell’andazzo che aveva preso la storia della Dalla Chiesa, è arrivata anche l’ex presidente della Camera ed ex conduttrice tv Irene Pivetti, che ha nel curriculum invidiabili successi come il ruolo di ex opinionista di Domenica In:

“Mi hanno chiesto di fare la candidata del centrodestra a Roma, ne abbiamo parlato. Mi ha molto onorato il fatto che qualcuno considerasse questa ipotesi credibile”. Lo afferma Irene Pivetti, ex presidente della Camera nel corso del programma di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora a proposito di una sua corsa per la poltrona di primo cittadino della Capitale per il centrodestra. “Sono giochi – prosegue – in cui non ho niente dire, aspetto che si chiariscano gli equilibri. Anche perché governare una città come Roma deve essere il risultato di una vasto e convinto consenso”.
Quindi lei prenderebbe in considerazione la candidatura solo se ci fosse un centrodestra unito? “Si, se ci fosse una visione coerente da parte di tanti. Ora io faccio l’imprenditore e dovrei interrompere quel che sto facendo, sto aiutando le imprese italiane a sbarcare sul mercato cinese”. Comunque, non direbbe di no a priori. “Non dico no, ma in questo si sta legittimamente proponendo anche ad altri “. A farle la proposta è stata Giorgia Meloni? “No”. Forse Matteo Salvini? “Diciamo che ne ho parlato con alcune persone”. Cosa farebbe come prima cosa se venisse eletta sindaco? “Le grandi opere della quotidianità – risponde Pivetti – il fondo stradale, il verde pubblico, le buche, i tombini”.

Intanto c’è chi parla di Fabio Rampelli,capogruppo alla Camera per Fratelli d’Italia, Francesco Storace è ancora in pista e chiede ancora le primarie, potendo contare su un blocco di voti interessante per concorrere e ancora più credibile dopo il no di Giorgia Meloni.

La chance persa a Roma e a Milano

Ma la verità è che il centrodestra aveva due candidati forti a Roma e a Milano: Giorgia Meloni da una parte e Matteo Salvini dall’altra. La prima sarebbe arrivata sicuramente almeno al ballottaggio e avrebbe vinto contro nomi deboli, il secondo avrebbe dovuto però scontrarsi con un candidato credibile come Sala: entrambi hanno preferito rinunciare. Anche per un calcolo politico ed elettorale che li vede più a loro agio a puntare alla politica nazionale. Alfio Marchini, candidato naturalmente berlusconiano, è stato bocciato perché troppo di sinistra per i meloniani, il che è tutto dire. E oggi – dulcis in fundo – come tutti quelli che non sanno che pesci pigliare la Meloni apre alle primarie: “Per risolvere il rebus dei candidati di centrodestra alle prossime elezioni amministrative Fratelli d’Italia ha proposto lo strumento delle primarie. Oggi anche la Lega si dice finalmente disponibile a celebrarle e in alcune città esponenti importanti di Forza Italia, penso ad esempio a Bologna, le chiedono a gran voce. A questa punto chiedo a Berlusconi e a Salvini quando vogliamo vederci per stilare insieme le regole per la celebrazione delle primarie in tutte le principali città italiane”. Uno spettacolo così è meglio del circo. Nella migliore delle tradizioni del centrodestra italiano.

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