Perché la risposta di Tria alla UE non è credibile

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-16

I due impegni presi dal governo nella replica a Bruxelles sono scritti sull’acqua. E l’Europa lo sa benissimo

article-post

La risposta che il governo ha inviato alla Commissione Europea sulla Manovra del Popolo non è credibile. E quindi l’Europa non potrà che intervenire aprendo una procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo che potrebbe portare in tempi brevi a una multa pari allo 0,5% del PIL. Carlo Cottarelli sulla Stampa spiega oggi che le due obiezioni dell’esecutivo alla missiva dei commissari non stanno in piedi. Prima di tutto, le privatizzazioni. Il piano da 18 miliardi costituirebbe un miracolo visto che nella media degli ultimi tre anni (201518) le entrate da privatizzazioni sono state ben inferiori al miliardo l’anno. L’ultima volta che le entrate da privatizzazioni superarono l’1 per cento del Pil fu nel 2003 grazie a un insieme di operazioni di varia natura. Comprendevano pezzi di Enel, Poste, Eni, monopoli dei tabacchi. Ma proprio questi pezzi “di lusso” sono stati esclusi esplicitamente da Di Maio nel nuovo piano. E allora che può fare il governo? Quello che in molti negli anni scorsi hanno proposto senza risultati. Ovvero, creare una società veicolo (special purpose vehicle) che, come fatto in passato, si finanzi prendendo a prestito risorse e le passi allo stato in cambio della proprietà di immobili. Poi questo veicolo venderebbe nel tempo queste proprietà sul mercato. C’è un problema: quella società veicolo potrebbe rientrare nel conto del debito pubblico. Rendendo il tutto deliziosamente inutile.

debito manovra
La programmazione del governo prima e dopo il richiamo UE (Il Messaggero, 16 novembre 2018)

Poi c’è la questione del tetto del deficit al 2,5%. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria lo ha proposto a più riprese per rassicurare i partner europei: in caso si sforasse, sia dal punto di vista del numeratore che dal punto di vista del denominatore, cosa succede? Via XX Settembre non lo ha spiegato e ne ha ben ragione: per rientrare da una situazione del genere bisognerebbe aumentare le tasse o tagliare le spese, ovvero due cose che la maggioranza ha già rifiutato di fare. E c’è anche un’altra ragione: se i numeri non torneranno sarà per la depressione della crescita. Un aumento delle tasse o un taglio delle spese sarebbe prociclico, ovvero aiuterebbe la recessione. Tutto questo in Italia nessuno lo dice. Ma a Bruxelles non hanno l’anello al naso (cit.).

Leggi sull’argomento: Di Maio è inferocito come un puma con Toninelli

Potrebbe interessarti anche