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I rischi di una rottura tra Bonino e Renzi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-01-03
Senza l’alleanza con il PD, +Europa rischia di non arrivare in parlamento. Renzi invece perderebbe voti decisivi nei collegi uninominali e certificherebbe la sua scarsa capacità di fare coalizione
Dopo l’annuncio delle ostilità partito ieri dalla lista +Europa, è il momento del calcolo dei costi e dei benefici di una rottura: Lina Palmerini sul Sole 24 Ore spiega che i due contendenti si trovano di fronte a una scelta difficile: la lista di Emma Bonino potrebbe non arrivare a superare lo sbarramento del 3% e quindi restare fuori dal parlamento; dall’altra parte il Partito Democratico subirebbe nell’immediato un danno di immagine importante perché l’addio dei radicali, dopo quello di Pisapia, certificherebbe l’impossibilità o la grande difficoltà da parte del PD nello sviluppare attrattiva nella costruzione di una coalizione credibile, visto che gli rimangono soltanto i cespugli centristi e quelli alla sua sinistra.
Ci sono poi i danni numerici e quelli pure hanno un peso. Avere in dote almeno un 3% di voti, in questo momento, per il Pd è necessario vista la competizione con centro-destra e 5 Stelle. Ma se anche la lista non dovesse raggiungere la soglia, facendo parte della coalizione dovrebbe “cedere” tutti i voti che raccoglie (dall’1% al 3%) al partito principale della coalizione, quindi al Pd.
Un regalino piccolo ma non disprezzabile oggi che alcuni sondaggi lo danno al 23 per cento. Se – poi – + Europa dovesse correre in solitaria, non solo non cederebbe voti ai Democratici ma glieli toglierebbe in più di un collegio, prendendo i consensi di un pezzo dell’opinione pubblica anti-renzista. Queste sono le valutazioni politiche ma c’è poi l’oggetto del contendere, cioè la legge e la sua interpretazione sulla raccolta firme. Si potrebbe dire che il Parlamento, con una mossa “corporativa”, ha protetto chi è dentro il Palazzo rispetto a chi è fuori, mettendogli regole diverse e in un certo senso punitive.
Insomma, tutto trama per una conclusione delle ostilità tra PD e +Europa, in vista di un accordo che potrebbe assicurare (pochi ma decisivi) posti in Parlamento a chi altrimenti fallirebbe nel suo intento e salverebbe la faccia a Renzi in vista di un futuro politico difficile dopo le prossime elezioni.