Renzi e la fragilità dell’essere umano

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-08-04

L’altro ieri ho visto in treno Renzi. E’ più alto di quello che immaginavo. Molto giovanile. Ritornato in forma (ha perso i kg in più che lo avevano appesantito durante l’esperienza governativa). Però non era più il Renzi di qualche anno fa. Concentrato sul telefonino, non cercava il contatto con gli altri. Forse non voleva …

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L’altro ieri ho visto in treno Renzi. E’ più alto di quello che immaginavo. Molto giovanile. Ritornato in forma (ha perso i kg in più che lo avevano appesantito durante l’esperienza governativa). Però non era più il Renzi di qualche anno fa. Concentrato sul telefonino, non cercava il contatto con gli altri. Forse non voleva che nessuno gli parlasse e gli ricordasse la sconfitta e la fine della sua apoteosi politica. Certamente questo rifuggire (quasi altezzoso) dal contatto con la “ggente” lo rendeva assolutamente simile (almeno all’apparenza) alla classe politica che il Renzi dei bei tempi voleva rottamare.

renzi travaglio querela

Qualche anno fa sarebbe stato circondato da folle di leccaculi, adesso è circondato prevalentemente da iene feroci. Gli Italiani sono bravissimi a portare soccorso ai vincitori e ad irridere i vinti. Ma non è solo tipico dell’Italia.. Sic transit gloria mundi. Dall’altare alla polvere in pochissimi anni…Poi ho pensato che la situazione di Renzi è comune a tutto il genere umano. Ognuno di noi si abitua alla sua vita. Qualunque deviazione ci allarma e ci spaventa. Ad esempio, il carcere, il processo, un avviso di garanzia non spaventano i delinquenti ma sono terribili per il cittadino per bene. E’ folle pensare che il carcere sia un terrore solo per le persone oneste. Ho parlato con persone (per bene) che hanno subito un avviso di garanzia e mi hanno raccontato che son stati alcuni giorni senza dormire solo per lo shock di avere a che fare con la giustizia… La percentuale di procedimenti penali che si concludono con l’assoluzione con formula piena degli imputati già in primo grado sono più del 50% del totale. E’ assolutamente eccessivo. Purtroppo in Italia, per come si è organizzata la procedura penale, la pena è il processo in sé, le sue inutili lungaggini, la fredda burocrazia, i tempi biblici, i costi eccessivi, l’assoluta arbitrarietà del giudizio (almeno così pare ai profani). Enzo Tortora disse che quando fu arrestato ed incarcerato era come se fosse esplosa una bomba atomica dentro di lui. E’ difficile non mettere in correlazione il tumore che lo devastò e lo portò ad una morte prematura con il terribile stress che aveva sopportato per un’ingiustificabile ed immotivata carcerazione.

Altro stress che ci ricorda la nostra fragilità, sono sicuramente le morti improvvise dei nostri cari, le lunghe agonie come pure le malattie invalidanti. Vedere un proprio caro aggredito da un morbo “alieno” che lo uccide pian pianino è straziante. Esattamente come vedere la ragione pian piano spegnersi nel malato di Alzheimer. Ma sono terribili anche le malattie che ci ricordano la vecchiaia. Le cataratte ad esempio spengono pian piano la luce. Uno inizia a vedere sempre più confuso, come tutto coperto da una nebbia. Non si vedono più le indicazioni stradali, si è abbagliati dai fari delle macchine, non si vedono più i gradini. L’operazione per curarla è semplice, ma prima dell’operazione, vivendo con questo handicap visivo, si associa questa malattia alla vecchiaia e si capisce che polvere siamo e polvere ritorneremo…e in una società come la nostra è una verità che cerchiamo di allontanare il più possibile dai nostri pensieri.

Ma allora la felicità, che la Costituzione Americana mette come valore fondante, è irraggiungibile? Gli antichi sumeri dicevano che la felicità erano semplicemente una birra fredda e una donna calda. Epicuro basò la sua teoria della felicità sugli stessi argomenti: la felicità è intorno a noi, in “ piccole” cose. Le grandi cose sono precluse o fuori dal nostro controllo. Come dice il Qohelet, dobbiamo saper vivere la vita giorno dopo giorno, senza rimandare a domani i piaceri che ci sono concessi, senza rimuginare su ciò che non controlliamo. Ogni giorno che ci è concesso è un dono, ma se non lo viviamo come tale diventa più una condanna. Se siamo ottimisti ed allegri, rendiamo tali anche le persone che ci circondano. Rendiamo migliore il mondo che ci circonda. Essere tristi significa riversare sugli altri i nostri problemi.

Ritornando all’esempio con cui abbiamo iniziato, certamente Renzi, certamente, non ha motivi di soddisfazione costatando la fine de facto del suo regno politico e la fuga verso altri potentati delle persone che ha grandemente beneficato, ma non gli costerebbe nulla rispondere al saluto dei passeggeri dello stesso treno. Il contatto con altre persone, con persone vere, lo aiuterebbe ad un’analisi più serena: è sicuramente un privilegiato, ha vissuto un’esperienza unica (come l’ha fatta vivere ai suoi cari), è ancora giovane e forte, non ha malattie, la vita gli può ancora dare molto… Non ha senso rimuginare sul passato e sugli errori fatti. Facendo così rivive il passato e preclude il futuro per sé e per il suo partito. Renzi deve ritornare il gioioso e dinamico Renzi di qualche anno fa. Quello delle prime Leopolde, delle rottamazioni, dei pulmini. Ritornare al contatto diretto con la gente. Altrimenti vivrà, come in un loop, per sempre, la sua storia passata: la sua ascesa, il suo regno, la sua corte fatta anche di parassiti inetti, di belle fanciulle senza arte e parte, di disonesti e di leccaculi (per dirla in altri termini, di nani e ballerine), la sua rapida ed inesorabile caduta.

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