Politica
Renata Polverini: «Il genio civile? Non so cos'è»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2016-08-29
Il Corriere della Sera pubblica oggi un’intervista all’ex presidente della Regione Lazio, il cui ente ha erogato i finanziamenti per il rischio sismico e per lavori che non vennero però mai effettuati. Le sue risposte sono, come sempre, spettacolari
Il Corriere della Sera pubblica oggi questa intervista a Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio, il cui ente ha erogato i finanziamenti per il rischio sismico e per lavori che non vennero però mai effettuati. Durante l’intervista, firmata da Giuseppe Alberto Falci, l’intervistatore fa notare alla Polverini che il Genio civile, ovvero l’«organo statale periferico, con compito di controllo, monitoraggio e sovrintendenza sulle opere pubbliche, a livello periferico e locale» ha dato l’autorizzazione ai lavori e lei afferma che non sa chi sia:
«La Regione non c’entra nulla. Perché una volta erogato il finanziamento tutto il fascicolo passa al Comune che a sua volta indice il bando. La Regione ha una funzione programmatica, non ha alcun potere esecutivo».
Però il Genio civile avrebbe dato il via libera collaudando i lavori di «miglioramento antisismico».
«Il Genio civile è un ente nazionale. Eppoi ci sono i vari dipartimenti territoriali. Non dipende dalla Regione».
Con l’istituzione delle Regioni nel 1970 le competenze del Genio civile sono state trasferite alle Regioni…
«Mi sta chiedendo un po’ troppo adesso. Sono passati diversi anni. Si tratta di procedure tecniche che vanno avanti da sole. Guardi, non so nemmeno chi è il genio civile. Di certo è un organismo di natura tecnica che prescinde da tutto».
Da governatrice del Lazio quali strumenti avevate utilizzato per monitorare il rischio sismico nella scuole e in tutte le strutture della Regione?
«Avevamo fatto una sorta di bando chiedendo ai Comuni di segnalarci se avevano necessità di mettere in sicurezza case o edifici. Ad esempio, noi ci eravamo resi conto che le strutture di alcune scuole fossero obsolete. Così come alcune strutture ospedaliere».
E perché non siete intervenuti?
«Portammo sul tavolo di Franco Bassanini, all’epoca a capo della Cassa depositi e prestiti, una proposta di finanziamento in project financing. Un fondo avrebbe dovuto acquistare tutte le vecchie scuole, diventando di fatto un fondo immobiliare. E con il finanziamento si sarebbero dovute costruire nuove scuole. Ma, come saprete, poi finì la mia esperienza in Regione e non se ne fece più nulla».