Referendum, c'è chi scommette sulla vittoria del no

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-03

I sondaggi riportano ancora un vantaggio importante per lo schieramento del no. E secondo un’analisi di due ricercatori dell’Istituto Universitario Europeo (Eui) di Firenze, pubblicata anche sul blog “Europp” della London School of Economicsa, ad oggi il no ha il 90% delle probabilità di vittoria

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Il Corriere della Sera riporta oggi i risultati di un sondaggio sul referendum sulla riforma costituzionale realizzato dall’Istituto Ixè per Anthilia Capital Partners SGR & Cassa Lombarda. In vantaggio è ancora il no. Il 39% degli intervistati pensa infatti di votare contro la riforma costituzionale al referendum confermativo del 4 dicembre. I Sì sono al 37,5%, anche se c’è ancora un 23,5% di indecisi.

Il sondaggio dell'istituto Ixé pubblicato sul Corriere della Sera (3 novembre 2016)
Il sondaggio dell’istituto Ixé pubblicato sul Corriere della Sera (3 novembre 2016)

Referendum, c’è chi scommette sulla vittoria del no

Un sorpasso, quello del No, che si è verificato dalla seconda settimana di ottobre. Molto si sta discutendo in questi giorni sul quesito della consultazione (oggetto di due ricorsi, di cui uno già giudicato inammissibile mentre quello di Valerio Onida è ancora in discussione): per il 38% degli intervistati il testo è corretto, è ritenuto fuorviante dal 35% e il 27% non saprebbe esprimere un giudizio. Ma c’è di più. Secondo un’analisi di James Dennison e Jonas Bergan Draege, ricercatori dell’Istituto Universitario Europeo (Eui) di Firenze, pubblicata anche sul blog “Europp” della London School of Economics e illustrata oggi da Ferdinando Giugliano su Repubblica, ad oggi il no ha il 90% delle probabilità di vittoria.

I politologi James Dennison e Jonas Bergan Draege hanno raccolto i sondaggi sul voto di dicembre pubblicati negli ultimi due anni e mezzo e calcolato la probabilità con cui potrebbe avverarsi la vittoria di ciascuno dei due schieramenti. Lo studio mostra come il “sì” abbia visto il suo vantaggio nei sondaggi ridursi progressivamente, prima di essere superato in maniera piuttosto netta dal “no” in estate. «Se si guarda soltanto ai sondaggi di ottobre e si ignorano gli indecisi, c’è una probabilità del 92,3% che il no sia in vantaggio», spiega Dennison a Repubblica.

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La tabella di Europp sul referendum sulla riforma costituzionale (fonte)

I due studiosi sottolineano come il loro lavoro sia soggetto ad ampi margini di incertezza, primo fra tutti la percentuale di indecisi. A differenza di altri referendum, il numero di intervistati che ancora è in dubbio su come votare non tende infatti a diminuire molto, anche a causa della complessità del quesito. Dennison e Draege sono poi convinti che il premier possa ancora recuperare lo svantaggio, per esempio puntando su una campagna maggiormente incentrata sui contenuti della riforma e meno sul suo futuro politico. «La personalizzazione del voto dell’inizio della campagna è stata un grave errore», dice Draege. «Il fronte del Sì sta provando a superare questa strategia e questo potrebbe aiutarli».

Secondo altri ricercatori, lo studio potrebbe stare addirittura sottovalutando la forza del “no”. Chris Hanretty, professore di scienze politiche presso l’Università di East Anglia a Norwich, che ha provato a predire con un suo modello il risultato delle elezioni del 2013 in Italia, sostiene per esempio che i sondaggi italiani tendano a sottostimare l’elettorato del Movimento 5 Stelle, che in larga parte si oppone alla riforma.

Referendum, l’ipotesi rinvio

Intanto resta aperta la possibilità che il tribunale di Milano accolga un ricorso presentato dal costituzionalista Valerio Onida e rinvii alla Consulta, con possibile allungamento dei tempi. L’ipotesi di sospendere la consultazione sulla riforma costituzionale balena domenica mattina, quando ancora non è chiaro se il terremoto avesse provocato vittime. Chi vuole uno slittamento, non abbandona del tutto le sue speranze. E’ attesa a giorni infatti la decisione del tribunale di Milano sul ricorso di Onida per lo spacchettamento del quesito: se la corte rinviasse alla Consulta, la necessità di tempo per pronunciarsi potrebbe portare a un rinvio. Ma sarebbe, osservano in Parlamento, una decisione senza precedenti, a un mese dal voto. E non è escluso che la stessa Corte costituzionale ritenga inammissibile il rinvio. A ‘sfavore’ di Onida, osservano dal Pd, pesa non solo il calendario ma anche il fatto che tutti gli altri ricorsi sul quesito sono stati respinti.

Leggi sull’argomento: Referendum: il complotto dell’articolo 117 della riforma costituzionale

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