Opinioni
Il M5S, la deportazione delle maestre e quella regola per il reddito di cittadinanza
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-01-04
Vi ricordate le polemiche per la deportazione delle maestre per la Buona Scuola? Vi ricordate chi era in prima fila nella contestazione della legge che provocava disagi a chi veniva spedito a centinaia di chilometri da casa? Oggi Luigi Di Maio ha rilasciato un’intervista al Mattino in cui parla di reddito di cittadinanza illustrando per […]
Vi ricordate le polemiche per la deportazione delle maestre per la Buona Scuola? Vi ricordate chi era in prima fila nella contestazione della legge che provocava disagi a chi veniva spedito a centinaia di chilometri da casa? Oggi Luigi Di Maio ha rilasciato un’intervista al Mattino in cui parla di reddito di cittadinanza illustrando per sommi capi il contenuto della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle di cui abbiamo già parlato. Ora, attenzione a un inciso nella risposta fornita al Mattino:
Come si garantisce che non si tratti di un grande ritorno all’assistenzialismo?
«La misura punta al reinserimento lavorativo attraverso una rivoluzione dei centri per l’impiego su scala nazionale. Ovvero, fino ad oggi domanda ed offerta si incontrano esclusivamente su base provinciale, o al massimo regionale. Non ci sono, se si escludono i Neet, banche dati uniche. Per fare un esempio i centri per l’impiego di Trento non dialogano con quelli di Napoli. Li metteremo tutti in rete. Chi otterrà il sostegno dovrà poi partecipare obbligatoriamente a corsi di formazione e per otto ore settimanali dovrà impegnarsi in lavori socialmente utili nei Comuni di residenza. Una volta trovato, anche su scala nazionale, un lavoro confacente alle caratteristiche del cittadino non si potrà rifiutare la proposta, pena la perdita immediata del sussidio».
Ora, come avrete notato anche voi Di Maio dice che se un percettore di reddito di cittadinanza di Napoli che già si impegna in corsi di formazione e lavoratori socialmente utili nei comuni di residenza viene chiamato dai centri per l’impiego che gli hanno trovato un lavoro a Trento dovrà andare a lavorare a Trento. Il che non sembra certo la fine del mondo, anzi. Ma è interessante notare che invece finirebbe “deportato”, direbbero i grillini se si trattasse di una maestra assunta con la Buona Scuola di Renzi.