Quello che i renziani non dicono: tutte le bufale sul Ddl Zan spiegate bene

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Meglio assistere con la morte nel cuore alla sua uccisione tra gli applausi vergognosi della destra piuttosto che vederlo stravolto, annacquato, sfregiato, sotto i colpi di chi gioca a poker sulla pelle e sulla carne di milioni di donne e uomini

D’accordo, una volta per tutte: basta! Non si può più tollerare questa mistificazione costante e continua sul Ddl Zan da parte di chi cerca di scaricare su altri le responsabilità immani di aver fatto fallire una legge di civiltà che questo Paese attendeva da 30 anni.
Proviamo allora a smentire, punto per punto, le principali tesi dei lupi No Zan (travestiti da agnelli).



“La politica è mediazione, il resto è populismo”

È vero, la politica è mediazione, nessuno lo mette in dubbio. Quella stessa mediazione che era stata decisiva per far passare Unioni civili e persino il Testamento biologico, senza i cui correttivi oggi non esisterebbero. Ma il Ddl Zan è già la mediazione di una mediazione di una mediazione. Oltre questo, non solo la legge sarebbe uscita azzoppata, ma avremmo anche perso (definitivamente) la possibilità di approvarla piena ed efficace (davvero).

“Sarebbe bastato accettare qualche piccola modifica, e oggi ci sarebbe la legge”

Le “piccole modifiche” di cui si parla non sono accessori messi lì per caso perché il legislatore non sapeva cosa fare ma il cuore e l’essenza stessa della legge. Non a caso “l’identità di genere” che qualcuno vorrebbe cancellare con un tratto di penna è l’articolo 1 del Ddl Zan, il suo senso, la sua radice profonda. È il modo stesso in cui noi – TUTTI NOI, nessuno escluso – sentiamo di essere, chi siamo, la nostra identità più profonda. E liquidarlo come capriccio di qualche attivista Lgbtq è una delle cose più violente e offensive che siano mai state pronunciate nel Parlamento italiano.



L’altra “piccola modifica” riguarda l’articolo 7, ovvero l’educazione, la formazione nelle scuole, anche attraverso una Giornata nazionale contro l’omotransfobia. Toccare questo principio, in nome di un Concordato retrogrado e del secolo scorso, limitando tutto alle “pene più severe”, significa non aver compreso il senso profondo di questa battaglia. Perché, quando un omofobo attraversa i binari di una metropolitana per prendere a pugni due ragazzi che si stanno baciando non ha in mente gli anni di galera che rischia ma il vuoto pneumatico di tutti gli anni in cui nessuno gli ha insegnato l’amore, la libertà, il rispetto dell’altro, l’educazione emotiva base. Che nasce e si costruisce prima di tutto nelle scuole.

Senza questo, il Ddl Zan era già morto prima di entrare in aula. E meglio assistere con la morte nel cuore alla sua uccisione tra gli applausi vergognosi della destra piuttosto che vederlo stravolto, annacquato, sfregiato, sotto i colpi di chi gioca a poker sulla pelle e sulla carne di milioni di donne e uomini. E ora continuate pure con la vostra propaganda. Ma almeno risparmiateci le lezioni di politica, perché non siete degni di pronunciare questa parola.