Quanto durerà l’epidemia di Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-26

Il focolaio principale è circoscritto. I nuovi casi sono quasi tutti riconducibili all’epicentro dell’epidemia nel Lodigiano e ai due focolai più piccoli in Veneto». «Ci aspettiamo ancora un aumento dei casi, fino a quando le misure adottate non daranno gli effetti sperati»

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Quanto durerà l’epidemia di Coronavirus? Mesi, secondo Gianni Rezza dell’ISS che dice oggi a Repubblica: «Abbiamo un numero non piccolo di casi. Siamo arrivati alla seconda o terza generazione di contagi». Rassicura: «Il focolaio principale è circoscritto. I nuovi casi sono quasi tutti riconducibili all’epicentro dell’epidemia nel Lodigiano e ai due focolai più piccoli in Veneto». Ma poi resta realistico: «Ci aspettiamo ancora un aumento dei casi, fino a quando le misure adottate non daranno gli effetti sperati».

«Ormai è chiaro, è fuori dalla gabbia» ammette Guido Silvestri, che dirige il dipartimento di Patologia alla Emory University ad Atlanta. «Lo troviamo un po’ ovunque. Infetterà ancora tanta gente. Per fortuna non fa troppo male, soprattutto sotto ai 60 anni. I giovani restano in buone condizioni e i bambini sembrano resistenti. Il rischio più grande è per anziani e malati in dialisi, con scompenso cardiaco o insufficienza respiratoria. Dobbiamo prepararci bene per prevenire i contagi soprattutto fra loro». Resteremo insieme, e anche a lungo.

«Ma alla fine, allontanando le persone infette, riusciremo a spezzare la catena dei contagi» prevede Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus biomedico di Roma. La sua specialità è mettere insieme i genomi dei virus sequenziati finora e ricostruirne l’albero genealogico. «Abbiamo osservato due mutazioni importanti rispetto alla Sars che circolò nel 2003. La prima rende il nuovo coronavirus più contagioso. La seconda per fortuna fa sì che sia meno letale».

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Coronavirus, la mappa dei contagiati (La Stampa, 26 febbraio 2020)

Il pericolo è che il virus muti, rendendo così più facile la circolazione e quindi il contagio: «Ma più circola, più si replica» spiega Ciccozzi. «E più si replica, più alcune lettere del suo Rna vengono modificate. Sono mutazioni casuali, possono essere dannose per l’ospite o anche no. Ma è comunque un rischio. Per questo le epidemie vanno affrontate di petto sempre, anche quando non sembrano gravi».

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I protocolli del Coronavirus (La Repubblica, 26 febbraio 2020)

Come per la primavera, anche per capire la direzione che prenderà l’epidemia occorre aspettare. «Nelle prossime settimane, quando questi malati guariranno, vedremo se i nuovi contagi proseguiranno» spiega Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. «Quello che servirebbe è un coordinamento europeo. È chiaro infatti che da noi i casi sono tanti perché i test che effettuiamo sono tanti. Se usassimo gli stessi criteri ovunque, avremmo un quadro più chiaro».

L’Imperial College di Londra, in uno dei suoi bollettini sull’epidemia, aveva previsto proprio quel che stiamo vivendo in Italia: «Stimiamo che due terzi dei casi esportati dalla Cina nel mondo siano passati inosservati, dando il via a catene di trasmissione finora non tracciate».

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