Progressi della pedagogia

di Tommaso Giancarli

Pubblicato il 2016-03-16

Siccome siamo nel 2016, per chi non se ne fosse accorto, e nel 2016 si ascoltano e rispettano le opinioni di tutti e ci si sforza di costruire una società accogliente e inclusiva, si è deciso di ascoltare le lamentele di un gruppo di bambocci e di smettere di insegnare le province. Si è formato …

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Siccome siamo nel 2016, per chi non se ne fosse accorto, e nel 2016 si ascoltano e rispettano le opinioni di tutti e ci si sforza di costruire una società accogliente e inclusiva, si è deciso di ascoltare le lamentele di un gruppo di bambocci e di smettere di insegnare le province.
Si è formato infatti negli ultimi un gruppo di pressione, ormai divenuto una vera e propria associazione, che difende e tutela i diritti di tutte quelle persone che si sentono frugate e ferite dalle sigle fra parentesi e in generale dall’esistenza stessa, poniamo, di Vercelli, e dal fatto che questo centro ipotetico comandi a una suddivisione amministrativa. I disturbi più comuni, fra i provinciofobi (si perdoni il bisticcio tra comuni e provincia), sono respiro accelerato, arrossimento, sentimento di vergogna e generica inadeguatezza al solo apparire di una targa di vecchissimo tipo; ma vi sono anche crisi di pianto e attacchi di panico quando un amico troppo parlerino celia sulla genesi, invero originale, della sigla di Crotone.
province
Per riguardo alle sensibilità di tutti si è dunque deciso che le province non contano e non verranno mai più insegnate e che tutti quei documenti ufficiali in cui queste sono richieste possono andare al diavolo con il loro gretto materialismo. Parallelamente si vanno formando le lobby di chi ha in uggia le divisioni a due cifre, i legami covalenti, le macchine idrauliche (sia motrici che operatrici) e quelle di chi vede invece – legittimamente – come fonte di grande malessere e ansia perenne il mero fatto di ascoltare lezioni e imparare qualcosa.

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