Economia
Portogallo: senza austerity torna la crescita
neXtQuotidiano 12/04/2017
Il governo di sinistra guidato dal socialista Antonio Costa ha aumentato gli stipendi e le pensioni, messo le tasse sulla Coca-Cola, sulle auto, sulla benzina e sulle case dei ricchi. Ed il paese è tornato a vivere senza Troika
In Portogallo senza austerity torna la crescita. Alle elezioni di ottobre 2015 i conservatori di Pedro Passo Coehlo non sono stati in grado di varare un governo del rigore-bis. Il socialista Antonio Costa è riuscito contro tutte le attese a unire le anime irrequiete della sinistra lusitana, varando un esecutivo di minoranza benedetto da Partito Comunista e Blocco della Sinistra con un programma chiaro: smontare le riforme della Troika. E oggi, 500 giorni dopo, come racconta Ettore Livini su Repubblica, le Cassandre sono servite:
L’economia è cresciuta del 2% nell’ultimo trimestre 2016; la disoccupazione è scesa dal 12,6% al 10,2%, il rapporto deficit/Pil è al livello più basso degli ultimi 42 anni. E la famiglia di Teresa, dopo tanti tentennamenti, s’è comprata la lavatrice. La crisi, naturalmente, non è archiviata.
Ue e Ocse ricordano in ogni occasione che il debito pubblico e privato del paese è troppo alto e che le banche scricchiolano ancora. «Una cosa però è certa: 18 mesi fa eravamo gli alunni ribelli d’Europa, ora ci sentiamo studenti modello», scherza il giovane ingegnere Paulo Paiva Cardoso mentre sistema i libri di scuola («ritornati gratuiti dopo quattro anni!») nella cartella del figlio Felipe davanti alle elementari “Natalia Correa”.
Come è stato possibile? Sono salite le tasse su tabacco, auto e benzina. Ai proprietari di immobili oltre i 600mila euro di valore è stato imposto un salasso del 3% l’anno. Coca Cola e produttori di bevande gassate hanno dovuto mandare giù un “balzello sulle bollicine”. Il Catasto ha varato l’”Imu democratica”, aumentandola del 20% a chi ha case vista mare o esposte al sole e tagliandola del 10% a chi vive con vista cimitero. Nella crescita, spiegava qualche tempo fa l’Economist, c’è un po’ di doping. Gli elevati livelli di debito fanno sì che in caso di shock economico il paese sarebbe in pericolo. Ma sostenere la domanda attraverso una politica di bilancio flessibile ha dato i suoi frutti.
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