Tre risposte alle domande furbette di Nicola Porro

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2018-10-25

Il noto giornalista e conduttore Nicola Porro pubblica nella sua pagina Facebook e sul suo blog un video e un articoletto (di Alessandro Gnocchi) in cui si pongono tre importanti domande. Queste domande affrontano un tema nobilissimo: la democrazia. Le risposte, esclusa la prima che scappa per errore, sono apparentemente lasciate al lettore, ma è …

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Il noto giornalista e conduttore Nicola Porro pubblica nella sua pagina Facebook e sul suo blog un video e un articoletto (di Alessandro Gnocchi) in cui si pongono tre importanti domande. Queste domande affrontano un tema nobilissimo: la democrazia. Le risposte, esclusa la prima che scappa per errore, sono apparentemente lasciate al lettore, ma è evidente l’intenzione dei due abili e scaltri giornalisti di suggerire delle conclusioni ispirate alla logica sovranista. Come molti sapranno Nicola Porro si definisce fieramente liberista/liberale, tuttavia riesce stranamente a simpatizzare per schieramenti che di liberista/liberale hanno poco o niente: Berlusconi prima e i giallo-verdi adesso. Il lettore non sia malizioso e non sia tentato di pensare che Nicola Porro sia un gran furbone. In ogni caso accettiamo volentieri la sfida che lui e Antonio Gnocchi ci propongono e rispondiamo alle tre domande.

1) Innanzitutto, i tecnocrati che hanno bocciato la manovra ci rappresentano? La mia risposta è negativa. Ma credo lo sia anche quella di molti cittadini.

Risposta: sì. Quei tecnocrati (i due astuti giornalisti si riferiscono ai commissari europei) sono stati nominati dal Parlamento Europeo democraticamente eletto da tutti i cittadini europei, su proposta di tutti i capi di stato e di governo dei paesi della UE (Consiglio Europeo), a loro volta democraticamente eletti nei loro rispettivi stati. Questo significa che il presidente Juncker o il commissario Moscovici rappresentano i cittadini europei né più né meno di quanto il presidente Giuseppe Conte o il ministro Giovanni Tria rappresentano i cittadini italiani. Tra l’altro questi ultimi, non essendo parlamentari, non hanno ricevuto neanche un singolo voto popolare. Certo, i commissari non rappresentano solo l’Italia, d’altronde neanche il governo italiano rappresenta solo i cittadini della Puglia, è la stessa identica cosa. Se poi due volponi volessero commissari europei che rappresentino solo i cittadini italiani, allora sarebbero un po’ confusi e la loro domanda sarebbe subdola e posta in malafede.

salvini di maio totò peppino
Vignetta di Emiliano Carli su Facebook

2) Se io voto una certa maggioranza per un programma (flat tax, reddito di cittadinanza, ecc.) ma poi scopro che non si può fare perché Bruxelles pone il veto, allora ha senso votare oppure no?

Risposta: rassicuriamo subito i due alfieri della democrazia perduta, votare ha senso perché non c’è nulla nei trattati e negli accordi europei che vieti di istituire un reddito di cittadinanza o una flat tax. La UE ci chiede solo di rispettare gli impegni che abbiamo liberamente sottoscritto per godere di quella stabilità economica e finanziaria che facciamo di tutto per mettere a rischio. D’altronde i due partiti al governo avevano assicurato agli elettori che le risorse si sarebbero trovate senza problemi (decine di miliardi da fantomatiche spending review). Se i politici mentono non è un problema di democrazia, ma un problema di elettori che si fanno prendere per i fondelli. Aggiungo un’altra riflessione, la Commissione Europea non ci manderà i carri armati, siamo sovranamente liberi di fregarcene di un’eventuale procedura per deficit eccessivo. Se i geni al governo avranno ragione e avremo la straordinaria crescita che hanno promesso, la procedura sarà semplicemente sospesa o non ci arrecherà particolari danni.

3) Chi è il vero padrone del Paese: noi italiani o appunto la tecnocrazia europea?

Risposta: la domanda è ovviamente ridondante rispetto alle altre due, lo scopo è di riproporre la tetra espressione “tecnocrazia europea” che fa tanto presa sui tontoloni sovranisti. Allora io domanderei ai lettori, chi è il vero padrone della Toscana? I Toscani o lo stato italiano? E chi decide le regole del commercio? La UE o il WTO*? E chi decide le regole del lavoro nel nostro paese? L’Italia o l’ILO*? E chi decide sulle dispute tra gli stati? Gli stati sovrani stessi o la Corte Internazionale di Giustizia? Ma non entriamo in discorsi tecnici da giuristi, le tre domandine sciocche suggerite da Nicola Porro e Alessandro Gnocchi non meritano riflessioni più profonde di quelle che ho riportato io.

*WTO acronimo di World Trade Organization, ILO acronimo di International Labour Organization

 

Leggi sull’argomento: La rabbia e la confusione degli italiani sull’Europa

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