Pisapia non vuole Renzi leader

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-10-10

Secondo i giornali l’ex sindaco di Milano non vuole che la coalizione delle elezioni indichi Renzi come candidato a Palazzo Chigi. La chiusura dei Dem

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Giuliano Pisapia e il gruppo Bersani-Speranza hanno rotto i ponti fra loro e l’ex sindaco di Milano è entrato nell’orbita renziana (anche se lui e i suoi negano quest’ultima circostanza). Ma, secondo quanto racconta oggi Francesca Schianci sulla Stampa, l’ex sindaco di Milano avrebbe in mente di porre due paletti decisivi per sancire il matrimonio con il Partito Democratico.

Pisapia non vuole Renzi leader

Entrambi i paletti rimarranno indigesti a Renzi. Il primo è che non sia il segretario il predestinato alla premiership. Un paletto che rischia di minare fin dall’inizio il rapporto con i dem, dove si aspettano le prossime mosse di Pisapia con una certa freddezza: «Finora è stato indeciso e contraddittorio. Aspettiamo e vediamo di capire cosa farà», il commento diffuso ai piani alti del Nazareno.

«In un sistema proporzionale, quando si formano le coalizioni non è il leader del partito di maggioranza relativa ad approdare a Palazzo Chigi: l’unica volta in cui la Dc impose il suo segretario fu De Mita, nel 1988», spiega Tabacci quello che, tra le righe, l’ex sindaco di Milano ha già fatto capire da tempo. Costellando le sue dichiarazioni di critiche al segretario – pochi giorni fa in radio lo ha definito «molto divisivo all’interno e all’esterno del Pd» – e di elogi al suo successore ieri, in un’intervista, ha definito Paolo Gentiloni «una persona di altissimo livello».

giuliano pisapia maria elena boschi

Nessun veto su Renzi come interlocutore politico, insomma, vincitore di primarie e quindi legittimo titolare della leadership del Pd, ma senza immaginarlo candidato alla guida di un eventuale governo comune. Dove, invece, una figura ecumenica e rassicurante come Gentiloni sarebbe vista con favore. «Se si vuole fare una coalizione bisogna chiarirsi sul metodo prima ancora che sul merito – prosegue Tabacci – Anche se il Pd deve imparare a fare anche un po’ di autocritica sui programmi: se tutto finora è stato fatto perfettamente, come mai il referendum è andato male?».

Il secondo paletto è la “discontinuità su alcuni temi del programma”, anche se nessuno specifica quali siano. Ma si immagina che Pisapia intenda con questo una differenziazione nei temi economici che imbarchi, in qualche modo, le critiche di MDP al renzismo.

La coalizione prossima ventura

I paletti dovrebbero servire per costruire la coalizione con cui il PD vorrebbe presentarsi alle elezioni. Qualora si portasse a compimento il percorso del Rosatellum bis il Pd potrebbe ritrovarsi al suo fianco diverse liste di supporto. Una è proprio quella di Pisapia, magari – sottolineano fonti dem – composta di sindaci come Zedda. Un’altra potrebbe far riferimento a Calenda e Alfano, un’altra ancora che potrebbe fare riferimento a Emma Bonino. In ogni caso viene vista con favore l’operazione arancione dell’ex sindaco di Milano. “Pisapia – argomenta Fassino – ha capito che non ha senso fare partitini del 3 per cento e dividere il centro sinistra. Se Mdp pretende di costruire un centro sinistra in contrapposizione al Pd questo non ha senso”.
giuliano pisapia pierluigi bersani
Renzi dovrebbe fare un riferimento alla costruzione della coalizione del centrosinistra mercoledì alla presentazione proprio del libro dell’ex ministro della Giustizia. Sabato, invece, presenzierà ai festeggiamenti del decennale del Pd, al fianco di Veltroni e Gentiloni. Il 17 è prevista la partenza del treno che fungerà da volano per la campagna elettorale. A fine mese si terrà la conferenza programmatica del partito mentre a novembre verrà organizzata la Leopolda.

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