La scarsa memoria di Pinuccia Montanari sugli impianti per i rifiuti di Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-16

L’assessora sostiene in una nota che il Comune di Roma ha presentato a luglio i documenti per gli impianti di trattamento dei rifiuti. Sei giorni fa aveva detto tutt’altro…

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Stamattina il ministero dell’Ambiente ha ricordato a Virginia Raggi che il Comune non ha ancora presentato l’iter autorizzativo per gli impianti per il trattamento rifiuti di Cesano e Casal Selce. E ha adombrato a possibilità di un commissariamento a favore della Regione Lazio. Nel pomeriggio una nota di Pinuccia Montanari, assessora all’ambiente del Campidoglio, ha risposto in una maniera molto curiosa:

Le polemiche a 40 giorni dal voto non ci faranno cambiare idea sull’impiantistica di cui Roma ha bisogno. Già dallo scorso luglio, nel tavolo tecnico di coordinamento tra Regione Lazio e Roma Capitale, istituito presso il Ministero dell’Ambiente, Il Dipartimento Tutela Ambientale ha presentato i documenti necessari con le indicazioni delle tipologie d’impianto che Roma Capitale intende realizzare. In quella sede sono stati acquisiti agli atti sia la tipologia di impianti, 2 di compostaggio aerobico e 1 di selezione multimateriale, che le aree dove prevediamo di realizzarli, Casal Selce e Cesano-Osteria Nuova.

impianti compostaggio cesano casal selce

Insieme all’impiantistica sono stati presentati anche il piano strategico di Roma Capitale (delibera n.47 del 30 marzo 2017) e il piano industriale di Ama (approvato nell’Assemblea Ama di maggio 2017). Se ce ne fosse bisogno ribadiamo che quanto già deciso resta assolutamente confermato. Dopo decenni di piani basati su discariche e inceneritori, ci auguriamo che la campagna elettorale non blocchi, rallenti o tenti di deviare il nostro percorso verso una gestione efficiente e sostenibile dei materiali post-consumo”.

Ora, attenzione. Il 10 gennaio scorso la Montanari ha detto al Corriere della Sera: «Entro fine gennaio presenteremo l’iter autorizzativo per i due impianti di compostaggio a Cesano e Casal Selce. Con una tempistica normale, per i lavori non dovrebbero volerci più di 36 mesi». Sei giorni dopo, cioè oggi, la Montanari sostiene di aver presentato i documenti dallo scorso luglio. Essendo l’assessora capace di grandi giochi di parolebasti ricordare il caso dei costi di Spelacchio – viene il dubbio che ci sia qualcosa che non va.

Montanari ha presentato gli impianti, anzi no

Il dubbio diventa certezza quando si legge la nota di Mario Buschini, assessore all’Ambiente in Lazio: “In merito alle dichiarazioni dell’assessore Montananari, secondo la quale già da luglio scorso il Comune di Roma ha depositato in Regione i documenti necessari per gli impianti che la capitale intende realizzare, ribadisco che in Regione non è giunta nessuna richiesta di autorizzazione. L’assessore fa riferimento ad una riunione dove ha solamente annunciato la volontà di lavorare sui tre progetti che, per quanto ci è dato sapere, non sono stati ancora ultimati. Probabilmente la Montanari pensa che ripetendo di continuo questa storia gli impianti si costruiscano da soli. Nessuno, in questo periodo di emergenza per la Capitale, ha fatto cenno alla campagna elettorale: finiamola con le illazioni, Roma porti in Regione quanto prima le richieste per le autorizzazioni. Gli impianti di compostaggio e selezione multimateriale sono molto importanti, ma ricordiamo che l’emergenza di Roma al momento è incentrata sui rifiuti indifferenziati”. Teoricamente poi di impianti ne servirebbero tre, per poter lavorare circa 200.000 tonnellate di rifiuti organici all’anno. La Montanari ne indica soltanto due: quello di Cesano e quello di Casal Selce. L’assessora poi omette di dire che per risolvere la situazione attuale di “non emergenza” gli impianti di compostaggio servono sì ma solo in una fase in cui il porta a porta è a pieno regime. L’immondizia rimane nelle strade (o meglio viene percepita nelle strade) perché gli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) della Capitale non sono in grado di smaltire l’indifferenziato. Certo, se a Roma ci fosse la differenziata “spinta” sarebbe più semplice, ma per ora i livelli della raccolta porta a porta – nonostante gli ambiziosi progetti a 5 Stelle – continuano ad essere quelli dell’epoca pre-Raggi. Negli impianti di compostaggio infatti finisce solo l’umido conferito tramite la raccolta differenziata. La frazione organica prodotta dalla lavorazione dei rifiuti nei TMB invece finisce direttamente in discarica.

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Attualmente solo un terzo dell’indifferenziato romano viene trattato nei TMB Ama (una volta questo era “Il Problema” secondo il M5S)  mentre tutti i residui di trattamento destinati a discarica (230mila tonnellate annue) vengono spediti in Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise.

Leggi sull’argomento: La lettera che smaschera le “dimenticanze” M5S sui rifiuti

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