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Pietro Grasso lascia il gruppo del Partito Democratico
neXtQuotidiano 26/10/2017
Il presidente del Senato rassegna le dimissioni e viene iscritto d’ufficio al gruppo misto. Ieri il botta e risposta con Crimi sulle dimissioni dalla carica
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha rassegnato le dimissioni dal Gruppo del Partito Democratico e, ai sensi del regolamento, sarà iscritto d’ufficio al Gruppo Misto del Senato. Si legge in una nota dell’ufficio stampa del Senato. Ieri Vito Crimi del MoVimento 5 Stelle aveva chiesto a Grasso di dimettersi, come aveva fatto nel 1953 l’allora presidente del Senato Giuseppe Paratore dopo che fu imposta la fiducia sulla Legge Truffa: «Se non vuoi essere complice di questa nuova truffa costituzionale, se non vuoi che il tuo nome passi alla storia come quello del manovratore che senza opporre resistenza ha concesso per la prima volta nella storia repubblicana la fiducia sulla legge elettorale, e se vuoi essere ricordato come un presidente che non si è piegato alla dittatura silenziosa di un manipolo di abusivi del parlamento, questa è la tua occasione».
Pietro Grasso lascia il gruppo del Partito Democratico
Grasso aveva preso la parola in aula per rispondere a Crimi: «Io non ho bisogno di medaglie, io ho il senso delle istituzioni. Il motivo per cui non ho accettato la candidatura in Sicilia è proprio per espletare la mia funzione in aula. In questo momento io faccio il presidente del Senato e vado avanti nel mio compito, il senso delle istituzioni obbliga a mettere da parte convincimenti e malesseri. Può essere più duro resistere e continuare che fare una fuga vigliacca».
Intanto Mario Lavia, ex Unità e vicedirettore di Democratica, quotidiano del PD, attacca il presidente del Senato dicendo che pensava che fosse già nel gruppo misto in quanto super partes. Poco più di un paio di mesi fa si era parlato di Grasso come possibile candidato del Partito Democratico alla presidenza della Regione Sicilia. Grasso aveva rifiutato l’invito che proveniva dal PD. «Un fatto politico importante e positivo», dice invece Nicola Fratojanni di Sinistra Italiana. Grasso era considerato vicino a Pierluigi Bersani, che ne aveva caldeggiato la candidatura alle elezioni del 2013.
La polemica su Grasso
Anche Roberto Speranza elogia la scelta di Grasso: “Chi serve lo Stato si trova spesso dinanzi a scelte difficili ed è proprio per questo che apprezzo il senso delle istituzioni sempre dimostrato dal Presidente del Senato. Rispetto profondamente la decisione di lasciare il gruppo del Pd dopo le ultime gravissime scelte compiute. La politica ha oggi più che mai bisogno di buoni esempi. Noi continueremo ad impegnarci per dare vita a quel progetto visionario a cui proprio Piero Grasso ha fatto riferimento nel suo intervento a Napoli”. Il senatore Salvatore Margiotta invece chiede tra le righe le dimissioni di Pietro Grasso:
Al deputato M5S Danilo Toninelli invece la decisione di Grasso non va bene: “L’uscita di Grasso dal Pd suona come una presa in giro colossale. Avesse avuto coraggio si sarebbe dimesso da presidente prima delle fiducie”. Alessandro Di Battista invece a Radio 105 dice tutt’altro: “E’ una cosa clamorosa” che Pietro Grasso “abbia lasciato il partito che lo ha eletto”, ma forse “anche lui si è reso conto che questo partito ha portato avanti manovre da golpisti istituzionali, da squallidi golpisti bulletti”.
Perché Pietro Grasso ha lasciato il PD
Scrive l’agenzia ANSA che il presidente del Senato Pietro Grasso avrebbe deciso di lasciare il gruppo Dem perché non si riconoscerebbe più né sul merito, né con i metodi usati dal partito che è arrivato tra l’altro a chiedere ben 8 voti di fiducia sulla legge elettorale. Grasso insomma avrebbe voluto prendere le distanze da un partito che non sembrerebbe più avere in grande considerazione il ruolo del Parlamento. Dai tempi della riforma costituzionale, Grasso non si è mai tirato indietro in quelle che sono state le sue responsabilità, anche quando si è trattato di prendersi degli insulti, ma probabilmente ora la misura è colma. E gli attacchi che gli sono stati tributati anche dal presidente del Pd Matteo Orfini lo scorso settembre non avrebbero contribuito a svelenire il clima.
Il ministro delle politiche agricole e vicesegretario del Pd Maurizio Martina, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, è il primo a rompere il silenzio del Partito Democratico sulla vicenda: “La motivazione della scelta del Presidente Grasso di lasciare il gruppo parlamentare del PD la capiremo nei prossimi giorni, certo è una scelta che amareggia, non c’è nessun dubbio. Se il tema fosse quello della legge elettorale, sono convinto che avremmo buoni argomenti per spiegare il perché delle nostre scelte”. Successivamente il presidente dei senatori del Partito Democratico Luigi Zanda conferma le motivazioni anticipate: “Il Presidente Grasso mi ha comunicato per telefono la decisione di dimettersi dal gruppo del Pd poco prima di renderla nota. Per me e’ stata una notizia inaspettata e in nessun modo prevedibile. Per quanto mi ha detto, il senatore Grasso si e’ dimesso dal gruppo del Pd principalmente perche’ non condivide la linea politica del partito e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale. Mi ha detto che se non fosse stato Presidente del Senato e avesse dovuto votare, non avrebbe votato ne’ la legge, ne’ la fiducia sugli articoli. Peccato. Le sue dimissioni vengono dopo una lunga collaborazione. Qualche mese fa anche io avevo insistito con Pietro Grasso perché si candidasse alla Presidenza della regione Sicilia. La settimana scorsa gli avevo chiesto a nome del partito di candidarsi in un collegio da lui scelto alle prossime elezioni politiche. Mi ha detto che doveva pensarci, ma non ho mai avuto l’impressione di una sua distanza dal Pd. Mi ha fatto piacere che Pietro Grasso mi abbia detto che i nostri buoni rapporti personali continueranno ad essere tali”, aggiunge Zanda.