Economia

Piano Recovery: come verranno spesi i 196 miliardi

neXtQuotidiano 08/12/2020

Come verranno spese le risorse dei Recovery fund che nel complesso ammontano a 196 miliardi? Secondo la bozza del Recovery plan saranno destinate alle sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza

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Come verranno spese le risorse dei Recovery fund che nel complesso ammontano a 196 miliardi? Secondo la bozza del Recovery plan saranno destinate alle sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo “istruzione e ricerca” può avvalersi di 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere 17,1 miliardi. L’area sanità, infine, conterà su 9 miliardi oltre quelli già stanziati finora con i diversi interventi del Governo e senza tener conto del cospicuo pacchetto del Mes-sanità da cui però non sembra ci sia intenzione di attingere. Le riforme e gli investimenti, inclusa l’attuazione e il monitoraggio del Piano e la valutazione dell’impatto economico, mirano a “una transizione ‘green, smart and healthy’.

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Nel dettaglio spiega Repubblica, eccome come verrà spesa la tranche per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” con 74,3 miliardi

I soldi sono tanti: 74,3 miliardi quelli destinati alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Le idee nuove molte meno, e la parola rivoluzione quindi apparentemente esagerata. I progetti di potenziamento dell’Alta velocità Ferroviaria, il miglioramento dei collegamenti tra Tirreno e Adriatico, la maggiore efficienza nel trattamento e recupero dei rifiuti sono idee sempre arenatesi di fronte all’enorme quantità di investimenti necessari per realizzarli o davanti agli ostacoli degli enti locali. Da studiare l’impegno a favorire la mobilità sul fronte del trasporto pubblico locale e di quello privato (l’accenno alla “flotta automobilistica più vetusta d’Europa” accende le aspettative di incentivi per la rottamazione), assieme alla volontà di aumentare la rete di distribuzione per alimentare i veicoli elettrici. La vera svolta sembra essere sul fronte dell’idrogeno. Dove assieme alla dichiarata volontà di usarlo per aumentare la produzione di energia rinnovabile, si usa anche la parola “filiera”. Tutte assieme le eccellenze energetiche italiane: la vera rivoluzione sarebbe qui.

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Il Corriere spiega che per quanto riguarda giustizia e fisco

Tra le riforme più attese ci sono quelle della giustizia, civile e penale, e del fisco, che sarà realizzata con un disegno di legge delega che avrà l’obiettivo di tagliare le tasse, in particolare per i redditi tra 40 e 60 mila euro. Dei 209 miliardi solo la metà circa sarà utilizzata per interventi nuovi, cioè aggiuntivi rispetto a quelli programmati nel bilancio. Il resto, invece, sostituirà risorse nazionali previste nei «tendenziali» di spesa con prestiti e trasferimenti Ue. «Grazie agli effetti espansivi del piano — si legge — a fine periodo di investimento (2026) il Pil risulterebbe più alto di 2,3 punti percentuali rispetto allo scenario di base».

Sulla Stampa il dettaglio dell’utilizzo della tranche destinata alla digitalizzazione:

Per la trasformazione digitale del Paese il governo intende stanziare 48,7 miliardi di euro, circa un quarto del totale: 10,1 miliardi per i progetti di digitalizzazione, innovazione e sicurezza della Pa, 35,5 a favore di innovazione, competitività, industria 4.0 (che da sola dovrebbe assorbire circa 24 miliardi) e internazionalizzazione, 3,1 a favore di cultura e turismo e gli ultimi 6,3 per i progetti nel campo dell’economia circolare e che vanno sotto il titolo di «Impresa verde». Gli interventi interesseranno l’intero tessuto economico, compresi il settore terziario e l’agricoltura. Nei piani c’è il potenziamento di tutte le infrastrutture digitali e la realizzazione di un cloud «nazionale» ma anche la spinta per aumentare l’uso della moneta elettronica, la digitalizzazione totale della Giustizia, la diffusione della banda ultra larga e del 5G

E il Mattino spiega come nel piano ci sia spazio anche per la parità di genere e l’istruzione:

 

A nche la parità di genere è tra gli obiettivi di fondo che il Next Generation Eu dovrebbe aiutare a raggiungere: si tratta di ridurre il divario in ambito sociale e lavorativo. Gli specifici traguardi enunciati comprendono il potenziamento dei nidi d’infanzia e di servizi socio-educativi per la prima infanzia, l’ampliamento dell’offerta di strutture pubbliche per l’assistenza a anziani e disabili (in modo di alleggerire il peso per le donne) oltre a interventi specifici per l’occupazione femminile. È poi prevista l’istituzione di un “Sistema nazionale di certificazione sulla parità di genere

L a missione “Istruzione e ricerca” si articola in due linee di azione. La prima riguarda il potenziamento della didattica e del diritto allo studio, mentre la seconda guarda al contatto tra ricerca e impresa. Sul primo versante gli obiettivi esplicitati sono l’accesso all’istruzione e contrasto ai divari territoriali, il potenziamento della didattica e delle discipline Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e il potenziamento dell’istruzione professionalizzante. Sul secondo si punta al rafforzamento della cooperazione tra università e mondo economico nel campo della ricerca.

 

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