Persino Alemanno non si capacita della condanna di Mimmo Lucano. E attacca Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-01

L’ex sindaco di Roma definisce abnorme la pena a cui è stato condannato l’ex primo cittadino di Riace

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Non riesce a trovare una spiegazione logica, anche se tra le righe – ma neanche troppo – è lui stesso a dare la sua versione dei fatti. L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non riesce a capacitarsi della condanna emessa dal tribunale nei confronti di Mimmo Lucano. L’ex primo cittadino della capitale rimarca la sue distanza ideologica e politica nei confronti dell’ex sindaco di Riace, ma sottolinea come quei 13 anni e due mesi siano del tutto fuori luogo per i fatti contestati (anche perché la Procura di Locri aveva chiesto una pena di gran lunga inferiore).

Alemanno non riesce a spiegarsi l’abnorme condanna di Mimmo Lucano

Attraverso un post sulla sua pagina Facebook, Alemanno mostra molta più maturità critica rispetto alle reazioni a caldo emerse dal mondo della destra italiana (come l’allucinante tweet di Matteo Salvini).

“Ma una condanna di questo genere può nascere solo da un teorema costruito da magistrati che non capiscono le dinamiche della politica, le difficoltà di amministrare, la tensione che si crea quando si cerca di trasformare un’idea politica (giusta o sbagliata che sia) in un’azione di governo. Tutto questo può e deve essere criticato nella lotta politica, ma non può essere criminalizzato con superficialità nelle aule giudiziarie. Io ne so qualcosa con le mie vicende giudiziarie, anche se a me non è certo stata offerta la solidarietà che oggi viene data a Lucano”.

Tutta la vicenda viene riassunta dall’aggettivo utilizzato da Alemanno per definire (quantitativamente) l’entità di questa condanna: “abnorme”. Insomma, l’ex sindaco di Roma – in passato coinvolto nell’inchieste del “Mondo di mezzo” nella capitale, prima di uscirne assolto da tutte le accuse – punta il dito nei confronti della pena rispetto alle accuse (ovviamente anche paragonabile con quanto previsto da altri reati). Poi chiosa sul leader della Lega: “Io ne so qualcosa con le mie vicende giudiziarie, anche se a me non è certo stata offerta la solidarietà che oggi viene data a Lucano. Ma se si continua a reagire solo quando viene colpito uno della tua parte politica e invece ci si compiace quando tocca a un tuo avversario, questo meccanismo perverso e devastante non sarà mai fermato. Questo vale anche per Salvini che, proprio mentre sta difendendo il suo collaboratore Morisi dal linciaggio mediatico, non riesce a fare a meno di applaudire alla condanna di Lucano. Il garantismo a senso unico è solo l’anticamera della propria auto-distruzione”.

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