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Perché Luigi Di Maio ce l'ha con le ONG che salvano i migranti?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-05-11

Luigi Di Maio torna a dimostrare di non aver alcun interesse a capire le problematiche relative ai flussi migratori e al soccorso in mare dei migranti. Al M5S hanno messo da parte il loro “proverbiale” garantismo e si lanciano a capofitto su ogni accusa contro le Ong per raccogliere i voti di chi vuole fermare l’invasione.

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Luigi Di Maio aggiusta il tiro e torna a sparare contro le Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo centrale. Da qualche tempo il Vicepresidente della Camera è alla caccia dei voti di quelli che credono che ci sia un’invasione organizzata. Il M5S quindi ha puntato il dito contro le Ong che operano al largo delle coste libiche e che – ci spiegava Di Maio qualche giorno fa – sono in combutta con trafficanti e scafisti.

Quando Di Maio ci spiegava il complotto delle ONG

C’è però un problema, perché la narrazione di Di Maio si basava sostanzialmente sulle dichiarazioni del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Dopo due audizioni in Parlamento però la portata delle affermazioni di Zuccaro ne è uscita fortemente ridimensionata. Non solo non c’è alcuna inchiesta sulle Ong che “aiutano gli scafisti” ma Zuccaro non ha nemmeno le prove per sostenere che alcune Ong siano colluse.
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Zuccaro infatti ha ribadito più volte che le sue sono solo “ipotesi di lavoro” e che non ha in mano alcun elemento utile per aprire un’inchiesta. Fino a prova contraria questo significa che le Ong non sono colluse con gli scafisti. Il solo fatto che recuperino in mare i migranti dai barconi non configura di per sé l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione. In primo luogo perché la quasi totalità delle operazioni di soccorso avviene sulle aree SAR di intervento coordinato stabilite dal Governo Italiano in collaborazione con Centro di Coordinamento Marittimo dei Soccorsi (MRCC) di Roma. In secondo luogo perché le Ong operano in base alla Convenzione di Amburgo.

Dobbiamo subito cambiare le regole di ingaggio delle imbarcazioni nelle nostre acque territoriali e stabilire regole di approdo più stringenti nei nostri porti.

Per Di Maio, esperto di diritto internazionale, questo non rappresenta un problema. Basta cambiare “le regole di ingaggio”. Non è chiaro se intende che bisogna cambiare la Convenzione di Amburgo unilateralmente o se propone altre modalità di “ingaggio”, terminologia di per sé alquanto bellicosa.

Le indagini sono sul personale di una Ong, non “sulle Ong”

Sulla scorta delle “ipotesi di lavoro” di Zuccaro Di Maio in questi giorni è andato ovunque a spiegare di avere prove certe del coinvolgimento delle Ong nei traffici di esseri umani. Ora che è venuto fuori che queste prove non ci sono il sempre garantista Vicepresidente della Camera utilizza un’altra inchiesta per parlare di “accuse agghiaccianti” nei confronti delle Ong. Ovviamente anche questa volta Di Maio non ha capito bene di cosa sta parlando. Innanzitutto Di Maio cita questo articolo del Corriere della Sera. Cita ma non linka perché se dal suo riassunto sembra che ad essere sotto inchiesta sia Medici Senza Frontiere dall’articolo emerge una diversa versione dei fatti.

La Procura di Trapani non sta infatti indagando su Msf (curiosamente non è finanziata da Soros e non è nell’elenco di quelle “sospette” di Zuccaro) ma sull’operato di alcuni membri dell’Ong in alcune determinate occasioni. Ecco cosa ha detto il Procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio: «Abbiamo indagini che coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle Ong. Non risultano contatti telefonici diretti tra persone in Libia e le Ong». Cartosio smentisce quindi l’ipotesi che le Ong siano in contatto con gli scafisti. Ed è bene specificare di un’inchiesta che è ancora in corso e che non è stata specificata l’iscrizione di persone nel registro degli indagati. Medici senza Frontiere ha reso noto di non aver ricevuto richieste di contatto da parte della Procura di Trapani.

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La nave di Medici senza frontiere Dignity I credits Juan Matias Gil/MSF fonte


Da bravo studente di legge Di Maio dovrebbe sapere (o dovrebbe aver imparato negli ultimi giorni) che le accuse, per quanto “agghiaccianti” possano essere finché non sono state provate e dimostrate non sono una sentenza di condanna. Questo vale per gli esponenti del M5S quando sono indagati e dovrebbe valere anche per le Ong. Ma si sa che nel mondo del garantismo a targhe alterne del MoVimento 5 Stelle questo è un dettaglio trascurabile.

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