Perché i migranti rifiutano di farsi identificare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-11

Siriani ed eritrei, soprattutto, ma anche somali, racconta l’ANSA. Rifiutano di farsi identificare quando sbarcano perché farlo significherebbe – lo prevede il Regolamento di Dublino – restare in Italia, il Paese di primo approdo, mentre loro vogliono raggiungere altri Paesi, la Germania, la Danimarca, la Gran Bretagna, ecc. Succede così che nel 2015, un migrante …

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Siriani ed eritrei, soprattutto, ma anche somali, racconta l’ANSA. Rifiutano di farsi identificare quando sbarcano perché farlo significherebbe – lo prevede il Regolamento di Dublino – restare in Italia, il Paese di primo approdo, mentre loro vogliono raggiungere altri Paesi, la Germania, la Danimarca, la Gran Bretagna, ecc. Succede così che nel 2015, un migrante su tre ha detto no al fotosegnalamento: ben 41mila persone sulle 122mila finora sbarcate. E le forze di polizia non possono costringere con la forza gli stranieri a sottoporsi alle procedure per il rilevamento delle impronte e le foto. Lo ha riferito il direttore del servizio di polizia scientifica, Daniela Stradiotto, alla commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema d’accoglienza degli immigrati. “Venivamo accusati – ha ricordato Stradiotto – di esserci ‘persi’ 60mila stranieri, ma non è così. Dopo la Germania, l’Italia è il Paese che fa più fotosegnalamenti. Venissero pure i tedeschi a controllare come agiamo, ma adesso non ne parlano più perché hanno anche loro lo stesso problema”. La direttrice della Polizia scientifica ha poi fatto sapere che “gli organici delle forze dell’ordine destinati a queste procedure sono adeguati. Quattro operatori in un giorno, in condizioni favorevoli, riescono a fotosegnalare 100 persone. In situazioni di sbarchi massicci, non ci si ferma mai, si procede ad oltranza. E’ di otto minuti in media il tempo richiesto da questa procedura se il soggetto acconsente”. Ma sono in tanti coloro che si sottraggono alla procedura e non ci sono norme che consentono alla polizia di trattenere il migrante oltre 12 ore, né tecnicamente sarebbe possibile procedere all’identificazione se lo straniero dice no a foto e impronte. “Se lo straniero rifiuta di esser identificato – ha riferito Stradiotto – non è possibile procedere al fotosegnalamento. Anche se si dovesse forzare fisicamente la persona (ma la polizia italiana non spezza le ossa alle persone) a mettere la mano nello scanner per prendere le impronte, queste non sarebbero leggibili e così le foto sono inutilizzabili se il soggetto non sta fermo e tiene gli occhi chiusi. C’è – ha ricordato – una sentenza della Corte costituzionale che autorizza le forze di polizia a costringere lo straniero a farsi identificare, ma ci sono purtroppo dei passaggi tecnici assolutamente impossibili per noi da superare”. La responsabile della Polizia scientifica ha quindi auspicato “nuovi strumenti normativi che ci consentano di trattenere il migrante almeno fino a 72 ore invece delle attuali 12, in modo da provare a forzare per ottenere il fotosegnalamento”.

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