Cultura e scienze
Perché Fabio Fazio si merita i soldi che guadagna
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-06-26
Per Roberto Fico Fazio è “il classico comunista con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra”. Per Gasparri invece è il valletto di Renzi. Ma il più feroce è il renziano Michele Anzaldi che riesce a dare la colpa a tutti tranne a chi ha nominato il Cda Rai e il suo Direttore Generale. Ma davvero quelli dati a Fazio sono soldi sprecati? Vediamo
Era già successo per il compenso di Carlo Conti a Sanremo e sta succedendo di nuovo per Fabio Fazio e Che tempo che fa. Il conduttore è attaccato da destra e da sinistra a causa del suo stipendio. In questi giorni il Cda Rai ha approvato il nuovo contratto per il conduttore. Si tratta di circa 11 milioni di euro per quattro anni, più o meno due milioni all’anno. Inoltre Che tempo che fa traslocherà su Rai 1 e diventerà il programma di punta del prime time domenicale.
L’assurda crociata di Anzaldi contro il Cda Rai nominato da Renzi
Subito contro la decisione del Cda si sono schierati nell’ordine Roberto Fico, Maurizio Gasparri e Michele Anzaldi. Dei tre quello che più si è scagliato contro Fazio è proprio il deputato del PD Anzaldi che annuncia un esposto alla Corte dei Conti. Curioso: il consiglieri del Cda sono nominati dai partiti e il PD in quanto partito di maggioranza relativa ha la maggioranza in seno al consiglio d’amministrazione. Giusto per fare un esempio: dopo la cacciata di Campo Dall’Orto fu Matteo Renzi a spingere per la nomina a Direttore Generale del direttore del Tg1 Mario Orfeo.
Per Anzaldi il nuovo contratto a Fazio è uno “schiaffo alla miseria” di molti italiani. Di sicuro Anzaldi ha anche dimenticato di fare parte del partito che sta governando l’Italia dal 2013. Il problema della povertà degli italiani avrebbe dovuto e potuto affrontarlo a tempo debito e non facendo polemica sul contratto di Fazio.
Chi paga il compenso di Fabio Fazio?
Ma per Anzaldi sono gli italiani, tramite il Canone, a pagare il compenso di Fazio. E quindi sono gli italiani (e la Rai) a rimetterci. Ma le cose non stanno così. Fabio Fazio può piacere o non piacere ma questo non significa che non abbia successo e che le sue trasmissioni non facciano guadagnare bei soldi alla Rai. Perché in fin dei conti non è il Canone a finanziare Che tempo che fa: è la raccolta pubblicitaria. Senza Fazio la Rai non guadagnerebbe certe cifre, quindi è giusto che il suo lavoro venga retribuito. E siccome non stiamo parlando della vendita di panini allo stadio del Pizzighettone la cosa deve essere proporzionata.
Come ha spiegato qualche giorno fa Fazio “siamo pagati dalla pubblicità, non dal Canone”, ricordando che grazie al fatturato della sua trasmissione la Rai può produrre altri programmi che “non hanno la pubblicità, che hanno una funzione diversa e che magari hanno conduttori emergenti“. Può fare, insomma, servizio pubblico. Quanto incassa Che Tempo Che Fa? Ovviamente è molto difficile conoscere costi e ricavi delle trasmissioni RAI per questioni di concorrenza. Ma nel 2010 Loris Mazzetti, all’epoca capostruttura RAI, ad Annozero disse che la trasmissione costava 11 milioni di euro e “ne guadagnava” – ovvero era in attivo per – otto. Ricavava quindi in totale 19 milioni di euro. Inoltre c’è chi fa notare che ad un aumento dello stipendio annuale (da 1,8 a 2,8 milioni di euro) corrisponderebbe anche un aumento dell’impegno del conduttore e al fatto di dover lavorare per la rete ammiraglia Rai. A conti fatti c’è chi dice che in proporzione dal carico di lavoro da direttore artistico ci sarebbe addirittura flessione del compenso.
La questione del tetto da 240mila euro (e come fu aggirata)
Anzaldi però non è nuovo alle sparate populiste contro gli stipendi degli artisti che lavorano per la Rai. Dovrebbe quindi essere un esperto, ma non è così. Perché altrimenti saprebbe che il “tetto dei 240 mila euro” vale solo per i dirigenti. In teoria, perché in pratica grazie ad un simpatico trucchetto non è più in vigore invece il tetto per le retribuzioni. Infatti la legge prevede che le società quotate e le società che emettevano obbligazioni venissero escluse dal limite per gli stipendi. Nel maggio del 2015 è successo che la Rai avviò il collocamento di un bond da 350 milioni, che le consentiva di evitare di mettere un tetto alle retribuzioni.
Lo scorso 14 giugno il Cda Rai all’unanimità ha varato una deroga al tetto dei 240mila euro per le prestazioni “artistiche”. Il deputato Dem però ce l’ha anche con il fatto che il contratto sia quadriennale e quindi “scavalca anche il prossimo Cda”. Da quando i contratti devono durare quanto il Cda Rai? Inoltre Anzaldi contesta l’affidamento “a una società esterna senza bando di gara”. Dimenticando che il contratto non è un appalto pubblico e quindi non c’è necessità di indire una gara. Infine al deputato renziano della Commissione di Vigilanza Rai non piace che la Rai debba pagare i diritti d’autore per una trasmissione che va in onda da 14 anni. E qui ci vorrebbe un bel ripasso della legge sul diritto d’autore.
Per finire il deputato PD – dopo aver puntato il dito contro il fatto che Fazio si avvalga di un agente (?) – se la prende con il consigliere di minoranza Carlo Freccero (in quota M5S) che non ha partecipato alla riunione del Cda. Chissà perché Anzaldi non punta il dito contro la maggioranza e il Dg. Forse perché sono espressione della politica renziana? Eppure è la maggioranza a decidere.