Per Pillon i ragazzi devono studiare ingegneria, mentre le “femmine le materie dell’accudimento”

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-05-26

Perché è naturale che le ragazze siano “portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre”. Lo ha scritto commentando la decisione dell’università di Bari di ridurre le tasse alle studentesse che decidano di iscriversi ad alcuni corsi.

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Quando si pensa che dal senatore della Lega Simone Pillon non se ne possano più sentire di peggiori, lui ci smentisce. Perché oggi su Facebook ne ha scritta una che se fosse comica e lui fosse la caricatura di sé stesso (un Crozza ad esempio), farebbe abbastanza ridere. Ma è tutto reale, e allora il discorso è diverso. Il quadro che decide di commentare sui social è questo: l’università di Bari, per incentivare l’iscrizione di ragazze ad alcuni corsi di laurea (ah, e diciamo al senatore Pillon: non “femmine”, ma ragazze) ha deciso di ridurre le tasse universitarie alle studentesse che vogliono iscriversi a quelle facoltà, che solitamente sono frequentate maggiormente dai ragazzi. Un’iniziativa che però il senatore Pillon non ha gradito. Ha scritto: “L’università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi”. Eh vabbè. Ed ecco che arriva la frase sessista: “È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all’accudimento, come per esempio ostetricia”.

Le professioni maschili e femminili secondo Pillon

Le materie legate all’accudimento. In che senso “è naturale”? Ma che vuol dire? Ostetricia è una materia legata all’accudimento? Per Pillon forse dovremmo distinguere le lauree al femminile e quelle al maschile. Un discorso per cui – vediamo – ingegneria magari sarebbe maschile, medicina anche, psicologia femminile. E lettere? Forse femminile (chi scrive è laureato il lettere, ed è maschio). Però non è tutto qui, continua Pillon:

“Questo però non sta bene ai cultori del Gender, secondo i quali ci DEVONO essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di uomini a fare puericultura.Ovviamente ognuno è libero, e ci sono le sacrosante eccezioni, ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre. Imporre ai maschi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società”.

Cosa c’entra il Ddl Zan?

Dopo aver scritto che sia naturale che le ragazze siano “portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre”, il senatore Pillon non si fa sfuggire l’occasione per pronunciare qualche parola a caso -anche- sul Ddl Zan:
La cosa divertente è che proprio sulla base della stessa ideologia Gender, orgogliosamente propugnata dal DDL Zan, agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all’atto dell’iscrizione per poter beneficiare legalmente dello sconto…Già Manzoni insegnava che più le regole sono idiote, più è facile aggirarle…PS. Chissà cosa ne pensa il ministro… Proverò a chiederglielo.

La risposta del rettore dell’università di Bari

Non ha potuto non commentare le frasi del Senatore Pillon il rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini. Ha detto a Repubblica: “Posso dire che ovviamente la libertà d’espressione, sancita dalla Costituzione, permette a tutti di dire quello che si pensa, ma mi meraviglio che un componente del Senato non si ricordi che abbiamo soltanto fatto una cosa in linea con le normative europee e le linee date dal Ministero per le questioni di genere. Non credo che il consiglio d’amministrazione abbia preso provvedimenti che vadano al di fuori del nostro ambito decisionale e ritengo che sia una manovra civile. Gli auguro ogni buona fortuna, soprattutto nella capacità di lettura e interpretazione del mondo”.

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