Pensioni, il taglio dopo le Europee

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-25

Il taglio è su cinque aliquote marginali che vanno dal 15% al 40% e avrà una durata quinquennale. I risparmi previsti dal governo, al netto delle fiscalità, sono appena superiori ai 415 milioni

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Dopo le elezioni europee, come previsto, arriverà il taglio alle pensioni d’oro mentre il ricalcolo partirà ufficialmente da aprile. Il mini-taglio delle pensioni dopo le urne farà il suo esordio a giugno, vale per le pensioni superiori ai 100mila euro lordi a calcolo retributivo o misto, è su cinque aliquote marginali che vanno dal 15% al 40% e avrà una durata quinquennale. I risparmi previsti dal governo, al netto delle fiscalità, sono appena superiori ai 415 milioni di euro in termini cumulati, meno del 5% di quanto si spenderà nel prossimo triennio per pagare “quota 100”. Questa è la simulazione degli importi del Sole 24 Ore, elaborata da Antonietta Mundo, attuario, ex capo del Coordinamento statistico Inps e autrice con l’economista Alessandra Del Boca di un libro sulla previdenza che l’anno scorso ha fatto molto discutere («L’inganno generazionale»; Ed. Egea).

pensioni d'oro europee
Pensioni d’oro, il taglio dopo le europee (Il Sole 24 Ore, 25 marzo 2019)

Prendiamo il caso di una pensione da 120mila euro lordi: il taglio vale quest’anno 1.710 euro al netto dell’Irpef e senza tener conto delle minori trattenute per addizionali regionali e comunali. Il taglio netto è su 13 mensilità e a giugno dovrebbe aggirarsi attorno ai 131,5 euro. Se venissero conguagliati in soluzione unica, sempre a giugno, anche i primi cinque mesi dell’anno, il taglio crescerebbe allora di 657,7 euro, per arrivare a un totale di 789 euro. La fascia di frequenza più alta di questi pensionati “d’oro” è tra 120 e 140mila euro. Che si tratti di un intervento equo o meno lo stabiliranno i giudici cui si rivolgeranno, come hanno ampiamente preannunciato, le diverse categorie interessate. Qui ci limitiamo a segnalare che la riduzione media annua del reddito pensionistico oscillerà dall’1,36% per la fascia da 110mila euro e salirà al 24% per i pochissimi che si collocano sopra la soglia dei 500mila euro lordi. Considerando che stiamo parlando di contribuenti con l’Irpef al 43%, è come se nei prossimi cinque anni, solo per questi redditi, l’Irpef salisse dal 44,3% fino al 67 %.

In questo piccolo gruppo di pensionati abbienti c’è una componente di fortunati che non saranno toccati dal «prelievo di equità». Sono quelli con un assegno calcolato totalmente con il criterio contributivo, ad esempio chi è andato in pensione facendo la totalizzazione dei contributi versati. Mentre, per contrappasso, se un pensionato con assegno anticipato o di vecchiaia fosse divenuto inabile a causa di una malattia conseguita dopo il ritiro dal lavoro (situazione che cosente il riconoscimento dell’assegno di accompagnamento) subirà il taglio come gli altri.

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