PD con Alfano in Sicilia e alle politiche?

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-08-04

L’offerta del Pd è stata chiara e comprende un doppio accordo, regionale e nazionale, cosa che il Cavaliere ha invece rifiutato

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Il Partito Democratico ha proposto ad Angelino Alfano un accordo per un’alleanza sia in Sicilia che alle elezioni politiche. Amedeo La Mattina sulla Stampa di oggi racconta la trattativa e i suoi sviluppi:

L’offerta del Pd è stata chiara e comprende un doppio accordo, regionale e nazionale, cosa che il Cavaliere ha invece rifiutato. «Siamo disponibili a trovare un’intesa che apra una prospettiva ad ampio raggio», ha detto Delrio. Alfano ha ricordato che la rottura l’ha voluta Renzi. «È stato Matteo – ha detto Angelino – a fare un accordo sulla legge elettorale con Berlusconi, Grillo e Salvini, contro di me, portando la soglia di sbarramento al 5%. È stato lui ad interrompere l’alleanza che andava avanti da anni. Noi – ha spiegato il responsabile della Farnesina – abbiamo fatto un percorso che ci è costato fatica: abbiamo rotto con Forza Italia, siamo stati accusati di essere traditori, abbiamo tenuto in piedi la legislatura, votato insieme tutte le riforme e siamo stati ripagati con gli insulti di Matteo. Il problema è il rapporto con lui».
Delrio ha allargato le braccia, ha sorriso dietro la barba bianca ed è andato al sodo, canticchiando un vecchio motivo di Adriano Pappalardo: «Ricominciamo». Ha spiegato che le cose sono cambiate e c’è una reale intenzione di recuperare i rapporti anche personali. Dunque, accordo su un candidato governatore vicino o comunque molto gradito all’area centrista e, soprattutto apparentamenti regionali ad ampio spettro. Questo vuol dire per Alfano non dover affrontare le elezioni con lo spettro dello sbarramento dell’8% previsto dalla legge elettorale per il Senato.

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Con l’apparentamento questa soglia scende al 3%, sempre su base regionale, e questo consentirebbe ad Ap di eleggere senatori in alcune Regioni, oltre la Sicilia:

L’altra promessa è che il 3% previsto per la Camera dall’Italicum non verrà alzato. Tutto questo, in maniera articolata, non è stato offerto da Berlusconi, né è stato possibile aprire un’interlocuzione con Arcore. Infatti l’incontro della scorsa settimana tra Alfano e il plenipotenziario Niccolò Ghedini è saltato e l’ex ministro dell’Interno si è trovato a discutere con Gianfranco Miccichè che ha il problema di trovare un candidato governatore che convinca tutti i centristi, ma soprattutto è alle prese con la candidatura di Nello Musumeci che non intende ritirarsi.
Ieri Musumeci era in tour elettorale con Giorgia Meloni, che ha ribadito il veto su Alleanza Popolare. «Sia a livello nazionale che a livello siciliano – ha detto Meloni – noi non siamo alleabili con il partito di Alfano. Poi se si vogliono presentare liste civiche, come è accaduto in Liguria e in varie realtà, è una scelta loro. Non si usi però la Sicilia per fare accordi e alleanze col partito di Alfano a livello nazionale». Parole che hanno fatto infuriare Micciché, che rischia seriamente di vedersi sbriciolare un lavoro immane di costruzione del centrodestra nell’isola.

Rimane un “piccolo” problema: come potrà il PD presentarsi in alleanza con un ex braccio destro di Berlusconi e raccogliere i voti di chi si sente di sinistra?

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