Il patentino per votare e altre idee fiamminghe

di Tommaso Giancarli

Pubblicato il 2016-04-15

Dopo anni di insistenze da parte dell’internet, il parlamento italiano ha deciso di implementare la meritocrazia; cominciando da quella pietra d’angolo di ogni democrazia che è il diritto/dovere dell’esercizio del voto. Proprio per riequilibrare questa coppia, da tempo eccessivamente o unicamente pendente dal lato del diritto, si è deciso, come caldeggiato da molti opinionisti e …

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Dopo anni di insistenze da parte dell’internet, il parlamento italiano ha deciso di implementare la meritocrazia; cominciando da quella pietra d’angolo di ogni democrazia che è il diritto/dovere dell’esercizio del voto.
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Proprio per riequilibrare questa coppia, da tempo eccessivamente o unicamente pendente dal lato del diritto, si è deciso, come caldeggiato da molti opinionisti e altre bestie, di introdurre una piccola tassa, il cui pagamento segnala dunque e legittima chiaramente la volontà del cittadino di partecipare al processo democratico. La minoranza del PD, tuttavia, si è molto battuta contro questa misura, sostenendo che essa penalizza i ceti più bassi della popolazione; per questo si è ottenuta l’istituzione di un esame alternativo, destinato appunto ai poveri, che permetterà loro di votare senza pagare. Basterà infatti riprodurre a mano libera il “Ritratto di Giovane Donna” di Rogier van der Weyden (quello bello conservato a Washington; non la mezza cacata che hanno a Londra), avendo ben dodici minuti di tempo, per ottenere il passi. La componente socialdemocratica del partito si è subito intestata questa bella vittoria ed è andata a celebrarla in piazza per spiegarla alle classi lavoratrici; queste ultime, purtroppo, erano tutte al Lidl, e non hanno potuto unirsi ai festeggiamenti.

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