I trascorsi neofascisti del giudice che ha ordinato il sequestro dell’inchiesta di Fanpage

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-26

Nel 2013 il Gip Paolo Andrea Taviano si candidò alle elezioni regionali del Lazio e alle Politiche con i neofascisti del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Durante la campagna elettorale si vantava del suo “orgoglioso passato da militante della destra sociale”

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Paolo Andrea Taviano è il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma che negli scorsi giorni aveva emesso un “decreto di sequestro preventivo” dell’inchiesta giornalistica del giornale online Fanpage.it sul sottosegretario leghista all’Economia Claudio Durigon. Un provvedimento abnorme, visto che la stessa Costituzione, all’articolo 21, dice che “si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”. Non è il caso della diffamazione, non è il caso dell’inchiesta su Durigon. La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania hanno spiegato in un comunicato che “il provvedimento è partito da una querela del comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, tirato in ballo dal dirigente della Lega durante una conversazione registrata”.

Paolo Andrea Taviano ha però anche dei trascorsi politici. Nel 2013 si candidò alle elezioni regionali del Lazio e alle Politiche con i neofascisti del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Inoltre, durante la sua campagna elettorale, si vantava del suo “orgoglioso passato da militante e simpatizzante della destra sociale”, che lo vide aderire al Fronte unitario d’azione nazionale (Fuan) e al Movimento sociale italiano (Msi), tutte formazioni che si collocano all’estrema destra.

In 24 ore è successo di tutto: la redazione di Fanpage ha fatto rumore, tanto, raccogliendo la giusta solidarietà di colleghi, lettori ed esponenti politici. Poi, la Procura di Roma ha fatto un passo indietro notificando al giornale online la revoca del decreto di sequestro, senza che nessuno facesse istanza di opposizione. “Senza alcun preavviso – spiega in un editoriale il condirettore Adriano Biondi – la postale ci ha notificato un nuovo provvedimento, firmato dalla Gip Claudia Alberti, dal procuratore della Repubblica Michele Prestipino Giarritta e dal procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli, con cui si dispone la revoca delle misure che ci erano state notificate solo 24 ore prima”.

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