Fanpage annuncia che il tribunale di Roma vuole sequestrare e oscurare l’inchiesta su Durigon

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-23

Il Direttore di Fanpage ha spiegato i fatti in un video, secondo Cancellato si tratta di una grave violazione dell’Art. 21

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Fanpage annuncia che nei prossimi giorni risponderà alla richiesta arrivata dal tribunale di Roma, di oscurare la documentazione legata all’inchiesta Follow the money che aveva interessato l’ex sottosegretario leghista Claudio Durigon. In un video il Direttore, Francesco Cancellato ha esposto la posizione del sito.

 

Fanpage annuncia che il tribunale di Roma vuole sequestrare e oscurare l’inchiesta su Durigon

Il direttore Francesco Cancellato ha spiegato in un comunicato poi riportato anche in video sui social cosa è successo:

“Abbiamo ricevuto un decreto del Gip di Roma che dispone il sequestro, mediante oscuramento, dei video che contengono l’inchiesta Follow The Money su Claudio Durigon e i fondi della Lega.

Ricordate? In quell’inchiesta avevamo mostrato un video in cui l’onorevole Claudio Durigon diceva a un suo interlocutore che non bisognava preoccuparsi dell’inchiesta della procura di Genova sui 49 milioni di Euro che la Lega avrebbe sottratto allo Stato italiano perché il generale della guardia di finanza “l’abbiamo messo noi”.

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Per quell’inchiesta abbiamo già ricevuto diverse diffide e querele, com’è legittimo che sia.

Chiunque si ritenga offeso o diffamato dai nostri articoli ha diritto di far valere le sue ragioni in un Tribunale, e ci sono un giudice e tre gradi di giudizio per accertarlo.

Quel che ci è stato notificato oggi è molto diverso.

Quel che ci è stato notificato oggi, il sequestro e l’oscuramento preventivo di un contenuto giornalistico, rimanda a provvedimenti che non dovrebbero essere emessi in un Paese in cui vige la democrazia e la cui Costituzione, perciò, non lo consente.

L’articolo 21, dice che non si può: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”.

Dunque il sequestro preventivo di un prodotto giornalistico, anche se pubblicato sulle pagine web di un sito informativo registrato, è consentito solo ove si ipotizzino reati, diversi dalla diffamazione.

Non è il nostro caso.

Non si può sequestrare e oscurare il contenuto giornalistico per il reato di diffamazione, come confermato da numerose sentenze della Corte di Cassazione.

Non si può sequestrare e oscurare in via preventiva, prima che la verità sia accertata.

Non si può sequestrare e oscurare perché non vi è più l’esigenza cautelare, in quanto il video e la notizia sono stati ripresi da più giornali, circolano in rete e sono quindi di dominio pubblico

E non si può procedere contro ignoti, come ha fatto il Pm, quando gli autori dei servizi sono noti come lo è il direttore e possono difendersi se indagati, ma non possono se non sono iscritti.

Lo ripetiamo: un’inchiesta giornalistica sarà messa offline, quando il provvedimento verrà eseguito, senza alcuna condanna, alcun procedimento o accertamento e senza aver nemmeno sentito gli autori del servizio e il direttore della testata giornalistica, perché posti nell’impossibilità tecnica di farlo.

Nei prossimi giorni non vedrete più quei contenuti di fanpage.it, per una decisione di un Tribunale che contestiamo con forza.

Quella che stiamo subendo oggi noi di fanpage.it è, a nostro avviso, una grave violazione della libertà di stampa che la Costituzione non consente. E un precedente pericoloso e intimidatorio che ci riguarda tutti.”

Fanpage annuncia che il tribunale di Roma vuole sequestrare e oscurare l’inchiesta su Claudio Durigon

Nel mondo dell’informazione è scatatta subito la corsa alla solidarietà. Tantissimi i tweet di sostegno verso il Direttore Cancellato, e tutti i giornalisti di Fanpage. 

Tra i primi ad esporsi Cecilia Carpio, giornalista Rai. Anche Federico Ferrazza, cronista di Wired non ha lasciato cadere quanto accaduto.

Si accoda anche Giuseppe Calenda, penna di Dagospia e del Fatto Quotidiano.

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