Papeete, maxi-sequestro da 500mila euro per evasione fiscale ai bagni dove Salvini è di casa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-03

Il locale è di proprietà di Casanova, europarlamentare leghista molto vicino a Salvini. Le operazioni della Guardia di Finanza sono cominciate questa mattina

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Maxi intervento della Guardia di Finanza al Papeete, il Gip di Ravenna ha decretato sequestri per oltre mezzo milione di euro nell’ambito dell’inchiesta che interessa la Mib Service. La spiaggia più famosa del litorale romagnolo è stato uno dei luoghi più citati di questa legislatura, dalla sabbia di Milano Marittima era arrivata la notizia che il primo governo Conte sarebbe caduto da lì a pochi giorni. Ad annunciarlo c’era Matteo Salvini, padrone di casa in riviera. Il locale infatti è di proprietà della sorella dell’europarlamentare leghista Massimo Casanova, considerato tra i più vicini a Matteo Salvini nei palazzi di Bruxelles. Era stato il teatro dal quale il leader del carroccio aveva chiesto agli altri parlamentari di alzare le terga e scendere in campo per votare, per garantirgli i pieni poteri. Si rivelò la Waterlooh dell’allora Ministro leghista. Una disfatta che portò il Movimento cinque stelle a costituire una nuova maggioranza, Conte e rimanere premier e la Lega ad una graduale e repentina discesa nei sondaggi in favore di una più equilibrata Giorgia Meloni.

Papeete, il locale dove Salvini è di casa sotto sequestro: oltre mezzo milione di evasione fiscale. I fatti

Sono in tutto 35 le imprese destinatarie  del decreto di sequestro emesso dal Gip di Ravenna, Corrado Schiaretti, nell’ambito dell’inchiesta sulla Mib Service: nell’elenco si legge Papeete srlVillapapeete srl. L’accusa sostiene che siano state utilizzate fatture relative a operazioni ritenute mai verificatesi per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Secondo una prima ricostruzione dei fatti la Mib Service, nata nel 2010, si sarebbe dovuta occupare di consulenze verso gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato a credere che la società gestisse un metodo elaborato di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, degli amministratori delle stesse aziende clienti. Infatti ai vertici Mib è stata contestata anche l’associazione.

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