Il Palio di Siena: simbolo di un’Italia che non rinnega se stessa

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-08-18

Il mio laureando è di Siena e mi ha sempre parlato del Palio come di un evento da non perdere. Mia figlia è appassionata di cavalli. Quindi il sedici agosto sono andato con la famiglia a vedere il Palio ospite del Comune di Siena. Arrivi a Siena e vedi una campagna bellissima e ricchissima. Segno di …

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Il mio laureando è di Siena e mi ha sempre parlato del Palio come di un evento da non perdere. Mia figlia è appassionata di cavalli. Quindi il sedici agosto sono andato con la famiglia a vedere il Palio ospite del Comune di Siena. Arrivi a Siena e vedi una campagna bellissima e ricchissima. Segno di un’economia che ha investito sulle potenzialità del territorio. Mi sono ricordato che il mio studente, la cui famiglia è originaria di Montalcino ed è vignaiola da 7 generazioni, mi ha sempre ricordato come suo nonno fosse stato un protagonista della rivolta contro la folle decisione dell’ottusa giunta del tempo (non ho capito se provinciale o regionale) di localizzare una discarica proprio nei dintorni di Montalcino. D’accordo non essere nimby (non nel mio orto…. ndr), ma una decisione altamente impattante in ambito ecologico deve essere basata su argomenti solidi, non su decisioni illogiche che avrebbero cancellato un’economia che regala all’Italia un miliardo di Euro grazie al Brunello esportato. Siena ha avuto il suo splendore intorno al 1300 quando si estendeva fino al Mar Tirreno con uno sbocco al mare a Talamone. L’opulenza di quel periodo si riflette nella ricchezza degli affreschi del Palazzo Comunale. Proprio in questo Palazzo c’è uno degli affreschi che io amo di più. Ospite nel Palazzo de Comune, nella Sala del Mappamondo, ho visto l’affresco di Simone Martini che raffigura Guidoriccio da Fogliano come un cavaliere solitario che attraversa una landa in sella al suo bardato cavallo. Mi ha sempre ricordato il Medioevo cantato da Ariosto “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese…”. Le guide, gentilissime, mi hanno poi portato a visitare il Museo comunale.

 

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Il Palio per capirlo davvero bisogna viverlo ❤🐎#palio #paliodisiena #siena #toscana

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Proprio nel Medioevo è nata la tradizione del Palio. Si correva per celebrare l’Assunzione della Madonna ed era un Palio alla lunga (ossia attraversava tutta la città) e aveva come premio un panno dipinto, il palio appunto. La città fondata su tre colli, allora era divisa in tre terziari a loro volta divisi in contrade. La tradizione proseguì anche dopo la caduta della Repubblica di Siena con qualche modifica: si correva in Piazza del Campo (per questo chiamato Palio alla tonda); inizialmente in Piazza del Campo correvano i bufali e si era aggiunta la celebrazione della Madonna di Provenzano (il 2 Luglio). Il Palio iniziò a essere corso regolarmente nel 1650 e veniva corso il 2 Luglio. Il Palio dell’Assunta (quello del 16 Agosto) fu aggiunto solo nel 700. In caso di celebrazioni/eventi eccezionali può essere corso un palio straordinario. L’ultimo fu il 20 Ottobre dello scorso anno per celebrare la fine della I Guerra mondiale. Il palio lo corrono le contrade, protagoniste indiscusse dell’evento. Attualmente sono 17. Erano 23, ma 6 furono soppresse in un editto del 700. Fruttero e Lucentini scrissero un bel giallo “Il Palio delle contrade morte” prendendo spunto proprio da queste contrade cancellate. Il senese appartiene, fin dalla nascita, a una contrada. Viene battezzato contradaiolo e ha come riferimento la chiesa della contrada dove vengono svolte tutte le funzioni e i riti connessi alla vita della contrada. Il Palio è in sé un grande rito, con le sue cadenze e i suoi tempi. L’aspetto religioso è fortemente presente. Il palio (che è un panno) ha dipinto sopra un argomento religioso (questo anno è bellissimo ed è stato dipinto da Milo Manara). Inoltre il panno prima di essere consegnato alla contrada vincitrice, viene benedetto in Duomo. Perfino i cavalli, prima della corsa, vengono benedetti in chiesa nella contrada di appartenenza ed è considerato un segno di buon auspicio se fanno i loro bisogni in chiesa.

Essere contradaiolo significa appartenere ad un popolo; tante contrade, tanti popoli; tanti popoli, tante rivalità che si tramandano di generazione in generazione. Un contradaiolo mi ha detto che suo padre gli disse che poteva portare a casa chiunque, ma non una ragazza della contrada rivale. Sarebbe stato disonore per la casa.. Quando il popolo si scontra si tratta di gruppi di 100/200 contradaioli. Le prime fila fanno come il pacchetto di mischia del rugby e poi ……giù botte da orbi. Il Palio è anche questo. Vinci anche se fai perdere una contrada nemica, ha lo stesso valore di vincere il Palio. Il Palio inizia con una lunga sfilata. Secondo me, oltre a essere un rito, è anche uno strumento ipnotico per riportare il tempo indietro nel Medioevo. Se non si riesce ad essere travolti dalla lunga storia, il Palio perde ogni significato. Però capire il senso del Palio è lasciato alla buona volontà dello spettatore. I Senesi sono gentilissimi a spiegarti tutto ma deve essere tua l’iniziativa a cercare di entrare nel loro mondo. Loro considerano il Palio come un evento loro, non per i turisti. Vicino a me avevo un turista che chiaramente non era entrato nello spirito della città e si capiva che considerava il tempo speso a vedere il Palio come tempo perso. Non era entrato in sintonia con la città. Il Palio inizia con una travolgente e coinvolgente carica dei carabinieri a cavallo. Prosegue con una lunga sfilata storica che ricorda i fasti della antica repubblica senese. Le contrade si sfidano con i loro sbandieratori a chi lancia più in alto le bandiere. La sfilata termina con il carroccio con issato il palio. Il carro del palio è trainato da possenti buoi bianchi che mi hanno ricordato le pitture di Fattori e Viani come pure il Pio Bove di Carducci. Il Palio vero e proprio inizia con la scelta dell’ordine di partenza. E’ determinato casualmente da un marchingegno fatto circa 200 anni fa. Una volta saputo l’ordine inizia fra i fantini un confabulare dove cercano di corrompersi a vicenda. Una corruzione legalizzata e alla luce del sole.

 

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Vivere,vivere a colori🌈 #paliodisiena #contrade #vivailpalio #vivasiena #ditutteèlapiubella #noncesegretopervivereacolori

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Nel Palio a cui ho assistito l’Oca aveva avuto in sorte un pessimo cavallo per cui il compito del fantino era solo quello di far perdere la Torre (hanno una rivalità che nasce dal 1671…). Quindi cercava in ogni modo di dare fastidio alla Torre. Impediva la partenza. Perfino un turista giapponese aveva capito la strategia e seguiva il comportamento dell’Oca con un fare a metà fra lo stupefatto e il divertito. Il Mossiere urlava “ Oca, oh che tu fai?” e sbraitava senza ottenere apprezzabili risultati. “Oca fuori” e un contradaiolo (probabilmente della Torre) ha aggiunto “Sì, Oca fuori da Siena!”. Un contradaiolo dell’Oca mio vicino, estasiato invece dal comportamento del proprio fantino, urlava “Brava Oca!! Continua così. Fatti odiare da tutti”. Poi, magia, i cavalli partono. Tre giri di campo corsi alla morte. Ha vinto in rimonta e per un nonnulla il cavallo scosso (senza fantino che era stato disarcionato al primo giro) della Selva strappando la vittoria al Bruco. Bellissima è stata la scena di quando l’addetto che aveva recuperato il cavallo della Selva, alla fine della sua lunga corsa senza fantino che era triste perché non pensava di aver vinto, quando ha visto la bandiera della Selva alzarsi come simbolo della vittoria nel Palio, è esploso di gioia e si è messo a baciare il cavallo. Mia figlia è, come me, rimasta entusiasta ed estasiata e mi ha chiesto di ripetere l’esperienza anche il prossimo anno.. Mi son messo subito a cercare un posto in un palco e ho scoperto che i posti non si vendono su internet ma li vendono i palcaioli. Mi ero dimenticato: il Palio non è per noi turisti ma per Siena al fine di mantenere vivo lo spirito cittadino. Ecco Siena è un esempio per l’Italia tutta. Noi Italiani abbiamo una storia che non si può trascurare e che incombe su di noi. Prendiamo esempio dai senesi che vivono la loro storia anche nel quotidiano e non la vendono in modo pacchiano per far contenti i turisti (come, ad esempio, i finti centurioni che circondano il Colosseo). Solo una volta che siamo consci del nostro passato, saremo pronti per le sfide del futuro.

foto di copertina via instagram

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