Fatti
Opportunity: il rover che esplora Marte da dodici anni
Giovanni Drogo 28/01/2016
Dopo il record di distanza Opportunity continua la sua gara di resistenza sulla superficie del pianeta rosso, contro ogni pronostico iniziale
Forse non ha visto navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e nemmeno i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser ma non c’è dubbio che il piccolo rover Opportunity ne abbia viste di cose, che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. O meglio, se le possiamo immaginare è perché Opportunity ce le ha fatte vedere. Ma perché parlare di un rover che è arrivato su Marte nel 2004? Perché ieri Opportunity ha compiuto dodici anni. Potreste pensare che per una macchina – anche se a milioni di chilometri dalla Terra – dodici anni non sono nulla, ma la cosa davvero incredibile è che la vita di Opportunity, all’inizio della sua missione doveva essere di appena novanta giorni.
Dodici anni per fare una Maratona
In tutti questi anni Oppy – così viene amichevolmente chiamato – non ha smesso di esplorare la superficie di Marte e di inviare dati (e immagini, oltre duecentomila) al controllo missione. All’inizio gli ingegneri pensavano che il rover sarebbe rimasto attivo così poco tempo perché ritenevano che i pannelli solari grazie ai quali alimenta la sua batteria sarebbero stati coperti dalla polvere marziana impedendogli di ricaricarsi. Ma inaspettatamente i venti che soffiano su Marte hanno contribuito a mantenere acceso il piccolo rover. Ecco quindi che nel corso del suo settimo inverno su Marte (un anno marziano equivale a 1.9 anni terrestri) Opportunity ha ancora delle limitate capacità operative. Nel corso degli anni infatti due dei suoi strumenti scientifici hanno smesso di funzionare, risponde più lentamenre ai comandi e c’è qualche problema nella scrittura della memoria dove vengono salvate le foto ma Oppy ha continuato a percorrere la superficie di Marte diventando il rover che ha percorso la distanza maggiore tra quelli spediti sulla Luna e sul pianeta rosso. Non immaginatevi distanze immense, in dodici anni Opportunity ha percorso poco più di quarantadue chilometri più o meno la distanza di una maratona per questo la valle esplorata dal rover è stata battezzata “Marathon Valley“.
E l’aprile scorso per celebrare il successo del rover un team del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha corso una maratona, sulla Terra però.
Le principali scoperte di Opportunity sono legate all’acqua su Marte
Ma la distanza da percorrere e la durata della missione non erano i veri obiettivi della presenza di Opportunity su Marte. In questi dodici anni Oppy ha anche dato un fondamentale contributo (assieme al suo gemello Spirit del quale si sono persi i contatti nel 2010) per la comprensione della geologia marziana. In particolare Opportunity ha inviato prove di quelle che sembra essere la presenza – in un tempo molto antico – di acqua su Marte. La scoperta è stata fatta poco dopo il suo arrivo nel 2004 quando il rover ha “visto” delle rocce composte da ematite, un minerale la cui presenza sulla Terra è associata alla presenza di acqua. Sempre riguardo all’esistenza di acqua su Marte Opportunity ha poi attraversato i letti di quelli che sembrano fiumi o rigagnoli ed infine è attualmente intento nell’esplorazione di quello che pare essere un terreno di origine argillosa, formatosi quando la superficie marziana era più umida di come ci appare oggi attraverso gli occhi del rover. Oltre all’esplorazione geologica del suolo di Marte Opportunity è stato utilizzato anche per osservare quello che succede nel cielo. In particolare ha contribuito a produrre un’analisi più accurata della temperatura dei vari strati dell’atmosfera. Inoltre, durante le notti su Marte, Opportunity ha inviato immagini del passaggio di una cometa e soprattutto dei due satelliti del pianeta: Phobos e Deimos.