Il no vax che rifiuta le cure in ospedale fino a due ore prima di morire

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-30

Era arrivato in condizioni disperate all’Ospedale San Bortolo di Vicenza, ma nonostante lo avessero avvertito che la sua vita era in pericolo ha continuato fino all’ultimo a rifiutare le cure: è morto così Alessandro Mores, 48enne originario del Veneziano, no vax convinto

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I medici hanno tentato in tutti i modi di convincerlo ad accettare le cure. Anche il suo figlio maggiore, con una videochiamata, lo ha pregato fino all’ultimo. Ma quando ha deciso di acconsentire all’intubazione era troppo tardi: è morto così, due ore dopo essere arrivato nell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, Alessandro Mores, 48enne di Thiene ma originario del Veneziano, di San Giorgio al Tagliamento. Aveva contratto il Covid una quindicina di giorni fa: arrivato martedì 28 dicembre in condizioni disperate all’ospedale di Vicenza, nel reparto di rianimazione, ha rifiutato di farsi intubare nonostante lo avessero informato che aveva poche chance di sopravvivenza, se non addirittura poche ore. Si è convinto soltanto quando il medico lo ha avvertito che il suo cuore si sarebbe fermato di lì a poco.

Il no vax che rifiuta le cure fino a due ore prima di morire

Padre di tre figli, agente di commercio, i suoi familiari riferiscono che fosse un “no vax convinto”: il suo profilo Facebook in effetti è pieno di post contro i vaccini e il Green Pass. Sulla sua bacheca diversi post di Diego Fusaro, del quale ha condiviso la vignetta che ritrae Draghi come la bambola del primo episodio di Squid Game, e sosteneva il quotidiano La Verità, rilanciando alcune prime pagine. Fosse stato per lui, probabilmente in ospedale non ci sarebbe proprio mai andato: era stato suo figlio maggiore a chiamare i soccorsi martedì pomeriggio per avvertire che il genitore aveva grosse difficoltà a respirare. Una volta all’ospedale San Bortolo è stato trasferito d’urgenza al Pronto soccorso Covid, quindi, date le sue condizioni, al reparto di rianimazione per i contagiati dal virus. Era convinto che sarebbe “guarito lo stesso”, così ha chiesto di firmare per non essere intubato. La dottoressa che si stava occupando di lui ha informato i familiari, ma nemmeno loro sono riusciti a convincerlo in tempo. Inutili gli appelli disperati, in lacrime, durante una videochiamata. È stato tutto vano, come i tentativi di rianimarlo dopo l’arresto cardiaco.

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