Monti e quei provocatori dei greci

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-14

«La Grecia può essere l’apripista di un nuovo modo di fare politica economica in Europa, ma l’atteggiamento provocatorio che hanno esponenti del governo greco, non Tsipras e Varoufakis, sta dissipando il capitale di simpatia che la Grecia vantava. Suggerirei ad Atene, che venga messa bene in luce che la responsabilità della crisi greca è della Grecia. …

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«La Grecia può essere l’apripista di un nuovo modo di fare politica economica in Europa, ma l’atteggiamento provocatorio che hanno esponenti del governo greco, non Tsipras e Varoufakis, sta dissipando il capitale di simpatia che la Grecia vantava. Suggerirei ad Atene, che venga messa bene in luce che la responsabilità della crisi greca è della Grecia. Ma il modo in cui la Grecia è stata mal governata, non è cosa che si possa imputare all’Europa»: Mario Monti al meeting di Cernobbio parla a suocera perché nuora intenda, e visto che esclude Tsipras e Varoufakis, che era presente alla riunione organizzata dallo Studio Ambrosetti, si riferisce al ministro Kammenos, che oggi in un’intervista alla BilD ha detto che se la Grecia esce dall’euro, altri paesi come Spagna e Italia la seguiranno.
mario monti
Ma le ‘provocazioni’ di Atene stanno però facendo scemare questa simpatia e «lo vedo dall’atteggiamento di diversi governi del Sud dell’Europa, perché loro si sono sottoposti a ragione o a torto a certe procedure», conclude l’ex primo ministro e commissario europeo. Anche qui il riferimento è chiaro: Monti parla della Spagna e del Portogallo, accusati anche da Tsipras di aver spinto per la linea dura su Atene. Magari bisognerebbe anche sottolineare però che nel caso di Madrid l’atteggiamento nei confronti di Tsipras è più legato ai problemi politici interni – e all’ascesa di Podemos, che ha la stessa linea di Syriza – che a una questione di simpatia o di compiti già fatta. Monti ha criticato anche la Trojka: «Nel caso della Grecia, l’orientamento della Troika è stato sbagliato per l’eccessiva ambizione sulla velocità dei cambiamenti da fare. La mia critica è più sui tempi che sui contenuti».

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